Il ritorno degli scarcerati e le armi, l’allarme della commissione regionale antimafia

 
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Palermo. Quasi un trait d’union con quanto emerso nell’inchiesta “Ianus” che ha portato a cinquantacinque misure cautelari ricostruendo l’articolazione dei clan locali e l’affare della droga. È quanto riportato nel report realizzato dalla commissione regionale antimafia, presieduta dal parlamentare dem Antonello Cracolici. I deputati Ars hanno presentato i risultati di un lavoro esteso a tutte le province dell’isola, durato mesi e per il quale è stato fondamentale il monitoraggio dei territori, anzitutto con le audizioni delle istituzioni locali. “La diffusa circolazione di armi, anche da guerra, interessa anche il nisseno e l’agrigentino ed in particolare i Comuni di Niscemi, Gela e Favara. Il nisseno si caratterizza, storicamente, per la conpresenza di stidda e cosa nostra. Impegnate negli anni ’90 in una sanguinosissima guerra di mafia, le due organizzazioni criminali mantengono oggi rapporti pacifici, nel tentativo di far fronte comune contro le difficoltà. Indebolite dalla citata guerra di mafia, nonché dalla successiva decapitazione di tutti i mandamenti ad opera delle forze dell’ordine, mafia e stidda sono oggi costantemente tese alla propria riorganizzazione, con l’importante contributo degli “scarcerati” di ritorno sul territorio. In questo contesto, il nisseno risulta oggi diviso fondamentalmente in due zone: la parte meridionale e quella settentrionale. Nella prima la criminalità organizzata appare più attiva, caratterizzata da un’elevata propensione alla violenza e dotata di un’importante potenza di fuoco, in particolare nei centri di Niscemi e Gela. Quest’ultimo, epicentro del fenomeno criminale nel nisseno, si caratterizza per un elevatissimo tasso di episodi di danneggiamenti, non tutti attribuibili, però, a mano mafiosa. Nel nisseno settentrionale, invece, le organizzazioni mafiose tendono ad adottare un approccio più discreto ma non per questo meno insidioso; qui è stata, peraltro, individuata e duramente colpita un’organizzazione criminale composta esclusivamente da nigeriani, ma caratterizzata da un modus operandi tipicamente mafioso. Il fenomeno delle agromafie appare presente in particolare nell’area del Vallone”, si legge in uno stralcio della relazione della commissione.

Uno scenario mutevole, che si caratterizza per il peso di business come il traffico di droga ma anche per affari di altro genere, finalizzati ad infiltrare la filiera economica di aree in crisi e alla ricerca di capitali.

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