Il tentato omicidio di Settefarine, le accuse a Raitano: i carabinieri, “la scena ripresa dai sistemi di videosorveglianza”

 
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Prima degli spari e dell'intervento dei carabinieri ci sarebbero state minacce e il danneggiamento di un'auto

Gela. Un muro di silenzi e la ricostruzione del tentato omicidio avvenuta

solo attraverso le immagini registrate dai sistemi di videosorveglianza di alcune attività commerciali di Settefarine.
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La lite e gli spari. E’ quanto emerge dalle testimonianze rese in aula dai carabinieri che intervennero dopo gli spari. Le accuse vengono mosse al ventenne Ruben Raitano. Per i pm della procura, sarebbe stato lui a sparare contro tre rivali, dopo una prima accesa discussione. “Dalle immagini registrate – ha spiegato uno dei carabinieri – si notavano quattro uomini  che si erano incontrati per discutere. Raitano, ad un certo punto, venne spintonato. Dopo pochi minuti, si allontanò in auto, in direzione della sua abitazione, per poi ritornare nei pressi di un bar. Cercò di fermare l’auto dei tre, iniziando probabilmente a sparare. Nel video si nota una nuvola bianca che è quella prodotta dagli spari. Nei pantaloni di uno dei rivali, trovammo un foro compatibile con quello individuato anche su un portasigarette in metallo che l’uomo teneva in tasca e che ha bloccato il proiettile, evitando conseguenze peggiori. Non abbiamo avuto collaborazione praticamente da nessuno dei presenti”.
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Né l’arma né le ogive sono mai state ritrovate, ma per i carabinieri i colpi sarebbero stati sparati, quasi certamente, con un’arma artigianale. “Inizialmente – ha proseguito uno dei militari sentiti in aula rispondendo alle domande del pm Ubaldo Leo – l’arma si era inceppata. Il fatto che uno dei proiettili non abbia trapassato il portasigarette potrebbe confermare che si trattasse di un proiettile artigianale. Quelli di produzione industriale non sarebbero stati bloccati da un semplice portasigarette”. La difesa del giovane imputato, sostenuta dagli avocati Flavio Sinatra e Cristina Alfieri, mette invece in dubbio il fatto che sia stato Raitano a sparare. Il giovane sarebbe stato aggredito dai tre e avrebbe cercato di difendersi.
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La difesa, non a caso, ha cercato di ricostruire la sequenza dei fatti, partendo dal primo incontro tra i quattro per arrivare agli spari. Stando ai difensori, neanche le immagini registrate dai sistemi di videosorveglianza sarebbero così chiare. Altri testimoni verranno sentiti nel corso della prossima udienza, davanti al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore, a latere Tiziana Landoni ed Ersilia Guzzetta.  

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