Incendi e diossina, il responsabile del Biviere: “Sono reati da bloccare”

 
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Gela. Fumi neri e diossina rilasciata in atmosfera minacciano la riserva naturale del lago Biviere. L’indice accusatorio è puntato contro gli incendiari attivi a ridosso del perimetro dell’area protetta di contrada Bulala. La presa di posizione arriva dal responsabile della riserva Emilio Giudice.

“Purtroppo – spiega – ci troviamo davanti a fenomeni che continuano a verificarsi senza tregua. Anche questa è una Terra dei fuochi. Ogni notte, plastiche e rifiuti speciali vengono dati alle fiamme. La diossina rilasciata in atmosfera non è più soltanto un rischio ma una concreta realtà”.
Per questa ragione, il responsabile dell’area del Biviere chiede un monitoraggio ancora più ampio allo scopo di bloccare il fenomeno. “Si parla sempre più spesso – continua – di tutti i danni causati dalle ecomafie in quella che viene ribattezzata Terra dei fuochi. Così, il governo ha varato un pacchetto di norme destinate a perseguire penalmente tutti coloro che si rendono responsabili di fatti del genere. A maggior ragione, chiedo che i controlli in questa zona vengano rafforzati. Chi rilascia volontariamente sostanze pericolose in atmosfera deve pagare”.
Il rischio più concreto arriva dalle tante cataste di plastica date alle fiamme nelle zone maggiormente occupate da insediamenti produttivi agricoli.
“Serricoltori e, più in generale, operatori del settore agricolo – continua Emilio Giudice – devono capire che non si possono smaltire gli scarti di produzioni e le plastiche appiccando il fuoco. Ogni notte, assistiamo a decine di roghi. Noi operatori della Lipu non possiamo fare molto. A questo punto, mi appello alle forze dell’ordine e a chi dispone di competenze in materia”.
L’area della riserva naturale del Biviere rientra in un territorio fortemente caratterizzato dalla presenza di centinaia di aziende impegnate nella serricoltura. Lo stesso Giudice, inoltre, lancia un monito in direzione delle autorità ministeriali che, solo qualche anno fa, avviarono un programma di analisi e ricerca nel sottosuolo della riserva per accertare l’eventuale presenza di idrocarburi e rifiuti di ogni genere.
“Dopo i carotaggi e le analisi effettuate dagli operatori incaricati – ammette – non ci sono mai pervenuti gli esiti. In sostanza, non sappiamo se nel sottosuolo si nascondano idrocarburi o rifiuti interrati. Purtroppo, la riserva del Biviere per anni è stata abbandonata alla mercé di tutti. Adesso, scriverò ancora una volta ai funzionari ministeriali per capire che fine abbiano fatto tutti i risultati di quelle ricerche. Abbiamo interesse a capire fino in fondo ciò che si è verificato”.
Da tempo, Emilio Giudice chiede un maggior monitoraggio soprattutto sul fronte delle verifiche relative allo smaltimento di rifiuti speciali in una zona sottoposta a vincoli naturalistici e ambientali. Adesso, le richieste si legano anche alla nuova legislazione nazionale.

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