“La droga arrivava da Milano con i Rinzivillo”: un collaboratore a processo

 
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Gela. Sono accusati di aver fatto parte dei gruppi criminali che, in passato, hanno gestito il business della droga in città e non solo. Per questa ragione, il trentottenne Alessandro Gambuto e il collaboratore di giustizia Pasquale Messina, sono finiti

davanti al collegio presieduto dal giudice Paolo Fiore, affiancato dai magistrati Manuela Matta e Vincenzo Di Blasi. Nel corso dell’ultima udienza andata in scena a palazzo di giustizia, sono stati ascoltati tre collaboratori di giustizia, ritenuti assai affidabili dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta.
“La droga, soprattutto l’eroina – ha spiegato Emanuele Celona – l’acquistavamo dai fratelli Rinzivillo a Busto Arsizio e Milano. Ero in società con Davide Emmanuello e Emanuele Argenti. Riuscivamo a piazzarla anche a Licata e nella zona di Agrigento attraverso i contatti assicurati da Pasquale Messina. Alessandro Gambuto era un affiliato al servizio di Rosario Trubia. Dopo qualche tempo, Pasquale Messina fuggì da Gela”. Stando ai collaboratori sentiti in aula, infatti, avrebbe temuto di fare la fine del giovane Francesco Licitra, ucciso dai clan.
“Aveva capito – ha precisato l’altro collaboratore Sergio Celona – che lo volevano uccidere. In effetti, era vero. Non si fidavano di lui. Era un killer e temevano che potesse parlare con le forze dell’ordine”. Ricostruzione confermata anche dal terzo collaboratore sentito, Emanuele Terlati.
I difensori dei due imputati, compresa l’avvocato Cristina Alfieri, hanno in parte contestato la ricostruzione fornita dai collaboratori, non nascondendo l’eventuale esistenza di motivi d’astio nei confronti dei due imputati, tali da poter incidere sulle versione resa davanti ai giudici e al pm Onelio Dodero.

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