La resa della sanità locale: dimessa a 10 mesi con un orecchino nello stomaco

 
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La lastra di conferma della presenza dell'orecchino nello stomaco della bimba di 10 mesi.

Gela. Dopo le preoccupazioni e la diagnosi, le dimissioni e l’invito a raggiungere una unità di Chirurgia pediatrica. Nove ore drammatiche vissute da una famiglia, colpevole di essersi rivolta alle cure dell’ospedale di via Palazzi per fare estrarre un orecchino appuntito dallo stomaco della loro bimba di dieci mesi. Una casuale testimonianza della sanità carente denunciata da sindacalisti di categoria ma ignorata dagli organi preposti.
Alla bimba non sarebbe stata concessa una opzione di trasferimento presso la struttura pediatrica di San Cataldo (unica a disposizione dell’Asp Cl2) a causa, secondo i bene informati, della carenza di anestesisti. I genitori hanno appurato che l’ospedale “Vittorio Emanuele”, diretto da Luciano Fiorella, oltre a congelare la reperibilità notturna dell’unico medico di endoscopia in organico non ha esitato ad escludere il trasferimento in ambulanza del piccolo paziente verso il più attrezzato ospedale di Catania.

“All’una di notte ci siamo trovati soli e fuori dall’ospedale di via Palazzi – racconta il padre della bimba – con l’unica preoccupazione legata alla presenza nello stomaco di mia figlia di un orecchino appuntito. L’aveva involontariamente ingerito qualche ora prima, approfittando di una nostra rara distrazione”.
Il calvario della famiglia è proseguito dopo le dimissioni della bimba. “Senza assistenza medica ho seguito le sole indicazioni del navigatore satellitare – aggiunge l’uomo -. Dopo oltre un’ora ci siamo presentati al personale del pronto soccorso pediatrico dell’ospedale Garibaldi, dove ho appreso che nessuno li aveva avvisati del nostro arrivo. Nemmeno una telefonata informale. Una mancata accortezza che, oltre alla costante preoccupazione dello stato di salute di mia figlia, abbiamo pagato con una ulteriore attesa di due ore”.
Per i sanitari di Catania la situazione è apparsa subito grave, tanto da ordinare l’immediato allestimento della sala operatoria e sollecitare l’intervento del gastroenterologo e di un anestesista. Per estrarre l’orecchino si è reso indispensabile sottoporre la piccola ad anestesia completa. Alle dieci del mattino i quattro hanno potuto fare ritorno a casa. “Il nostro drammatico racconto è supportato da referti e diagnosi ma non abbiamo intenzione di sporgere denuncia – conclude il genitore – Ho deciso di renderlo pubblico perché non sempre in sanità le storie hanno un lieto fine”.

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1 commento

  1. L’ ospedale di GELA ormai ridotto
    all’ osso ormai e solo un lontano ricordo
    l’ azienda ospedaliera
    ma i politici gelesi cosa fanno ?
    Niente, la commissione per la sanità?
    Trattati come bestie i poveri gelesi costretti
    a migrare in altre strutture. Vergogna!

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