La terribile esplosione al mercato, due donne morte: ambulante e società dal gup

 
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I danni causati dall'esplosione

Gela. Come già riferito a fine marzo, sono state chiuse le indagini per l’esplosione al mercato rionale di via Madonna del Rosario. Un’inchiesta assai complessa e che ha condotto alla richiesta di rinvio a giudizio che verrà valutata dal gup del tribunale, proprio nelle prossime settimane. Ora, ne dà notizia anche la polizia, che ha portato avanti le indagini, con il coordinamento del pm Ubaldo Leo. Tre anni fa una terribile deflagrazione, tra le bancarelle del mercato rionale di via Madonna del Rosario, causò la morte di due donne e il ferimento di almeno una trentina di avventori. Il boato fu percepito praticamente in tutta la città, con le fiamme che si alzarono in pieno giorno. Fu aperta un’indagine e sarà il gup del tribunale a valutare le accuse, che sono state formulate dal sostituto procuratore Leo. E’ stata fissata l’udienza preliminare. Il magistrato, che ha coordinato le indagini, ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio per il quarantasettenne agrigentino Claudio Catanese, titolare della rivendita ambulante, nella quale si verificò l’esplosione, che poi ebbe conseguenze drammatiche. Per le ferite riportate morirono due donne, Tiziana Nicastro e Giuseppa Scilio. Almeno tredici persone, presenti in quel momento tra le tante bancarelle, riportarono conseguenze e ustioni. I feriti, complessivamente, furono almeno trenta. L’ambulante deve rispondere di omicidio colposo, di incendio, di lesioni colpose e di una lunga serie di violazioni amministrative e delle norme in materia di sicurezza sul lavoro. Per gli investigatori, sarebbe stata violata la disciplina anche sulla tenuta delle bombole gpl. Sarebbe stato il cedimento meccanico di una di quelle collocate nella rivendita mobile a generare la fuoriuscita e l’esplosione, con le fiamme che si propagarono in pochi istanti. Le indagini si sono estese anche ad una società, proprietaria di una stazione di rifornimento, in territorio di Canicattì. Per gli investigatori, Catanese avrebbe utilizzato l’impianto della “Sicilpetroli” per riempire le bombole di gpl, oltre il limite consentito dalla normativa. Inoltre, gli accertamenti effettuati tra i resti della rivendita mobile, andata distrutta a causa dell’esplosione, avrebbero permesso di concludere che quattro bombole e una tanica piena di carburante erano esposte al sole e collocate a ridosso del sistema per cucinare prodotti di rosticceria. In base a quanto concluso dalla procura, ci sarebbero state delle palesi inosservanze delle norme di sicurezza.

Soprattutto le famiglie delle due donne morte attendono di avere giustizia e in più occasioni hanno chiesto che si arrivasse ad individuare i responsabili di quanto accaduto. Parallelamente, sono già stati avviati giudizi civili. Le indagini si sono dimostrate piuttosto complesse, con diversi accertamenti tecnici effettuati dai vigili del fuoco, dal personale dell’ispettorato del lavoro e dagli agenti di polizia. Sarà il gup a valutare le richieste. Catanese è difeso dagli avvocati Salvatore Pennica e Alfonso Neri. La società è invece rappresentata dal legale Gerlando Virone.

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