Lavori abusivi nell’immobile sequestrato allo stiddaro Lauretta, i familiari a processo: “Non siamo stati noi a costruire”

 
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Gela. L’intero immobile, in passato, venne sequestrato allo stiddaro Crocifisso Lauretta. Dopo la restituzione di una parte, i familiari avrebbero continuato ad edificare, senza però le necessarie concessioni.

I familiari a processo. Così, a processo davanti al giudice Tiziana Landoni sono finiti la moglie, le due figlie e i rispettivi mariti. Nel corso delle verifiche scattate nell’immobile a Settefarine, emerse la presunta irregolarità del secondo piano e di alcune modifiche apportate nel resto dell’immobile, dove continuano a vivere i familiari di Lauretta. “I tre quarti dell’immobile sono di mia proprietà – ha precisato la moglie – un quarto, invece, è nella disponibilità del Comune. Sono stata io a decidere di edificare. Volevo stare vicina alle mie figlie. Ho sempre pagato tutti gli oneri per la sanatoria e nno abbiamo mai violato i sigilli”. La donna ha risposto alle domande formulate dal pubblico ministero Tiziana Di Pietro e a quelle del difensore, l’avvocato Antonio Gagliano. Gli altri imputati, invece, hanno del tutto escluso di aver avuto un ruolo nella presunta costruzione abusiva. “Non conosciamo nulla – hanno spiegato – della vicenda relativa alla costruzione del secondo piano”. I sopralluoghi nello stabile di Settefarine, effettuati negli scorsi anni, partirono anche su sollecitazione della questura di Caltanissetta. Nel corso delle precedenti udienze, gli investigatori sentiti hanno però sottolineato come la parte dell’immobile riconducibile allo stiddaro sarebbe già stata definitivamente confiscata e trasferita al patrimonio indisponibile del Comune.  

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