Le Rsa private strozzano l’Ipab Aldisio, lo sfogo di don Tandurella: i soldi dall’Eni

 
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Don Giovanni Tandurella

Gela. Chi salverà l’Ipab Aldisio sempre più strozzata dai debiti e dalle molte pecche gestionali? L’Eni.

I soldi Eni per ristrutturare l’Ipab. Sembra questa la soluzione all’ordine del giorno, almeno a conclusione della seduta monotematica di consiglio comunale convocata proprio per discutere del futuro della casa d’ospitalità. “Tra i 200 e i 300 mila euro da destinare alla ristrutturazione dell’intero immobile – ha spiegato il sindaco Angelo Fasulo – possono arrivare dalle compensazioni che Eni deve versare dopo l’accordo dello scorso novembre. E’ un primo passo, anche per rendere più attrattiva la struttura. La proposta si può inoltrare ad Eni oppure inserire la relativa voce tra i punti del protocollo”. Insomma, i soldi dovrebbero arrivare dalla multinazionale in attesa che il bando per l’eventuale accesso dei privati possa diventare realtà.

Don Giovanni Tandurella accusa. Ma la seduta è stata l’occasione per il lungo sfogo di don Giovanni Tandurella, attuale presidente del consiglio d’amministrazione dell’Ipab. “Anche pubblicare il bando d’evidenza pubblica costa molto, almeno 18 mila euro – ha spiegato – i soldi non ci sono e spesso ci troviamo in difficoltà pure per le piccole manutenzioni. Dopo due anni dall’ultima seduta di consiglio comunale sul caso Ipab, la situazione non è migliorata. Il consiglio d’amministrazione ha pensato di dare in affitto la parte centrale dei tre corpi della struttura e di vendere il terreno attiguo da quattro mila metri quadrati. Ci si possono costruire fino a sei villette. La destinazione d’uso, come capitato in altri casi, non è mai stato un problema. Il consiglio comunale ha spesso risolto questi problemi”. Ma Tandurella non ha trascurato l’aspetto dei numeri. “Il calo di ospiti è stato evidente – ha proseguito – a differenza di altri, però, riusciamo ancora a garantire la regolarità previdenziale. Siamo una struttura pubblica che deve sottostare a regole precise. Le Rsa private, invece, possono operare a loro piacimento attirando famiglie e ospiti. Da noi, arrivano tutti, compresi quelli che dovrebbero essere ospitati altrove. Che sia chiaro, però, il fatto d’indossare le vesti sacerdotali non fa di me il gestore di un ente caritatevole. Dovrebbe capirlo anche l’amministrazione comunale”. Tra Rsa private e crisi dei conti, i tredici operatori reclamano stipendi arretrati fino a venti mesi.

Il sindacato apre ai privati. “L’Ipab Aldisio va tutelata – ha spiegato il segretario confederale della Cgil Ignazio Giudice – a partire dai lavoratori e dagli ospiti. La centralità va data a loro e alla garanzia di contratti a tempo indeterminato. L’accesso di finanziatori privati non ci spaventa purchè si passi da un bando pubblico”.

Il consiglio si muove in ordine sparso. All’Aldisio arrivano i privati? I giochi sono tutt’altro che fatti. Era stato il consigliere comunale del Megafono Gaetano Trainito a chiedere, come primo firmatario della proposta, una seduta monotematica. “Dall’ultimo consiglio comunale sull’Ipab – ha precisato – c’è stata un’evidente riduzione del numero di ospiti, da 33 si è passati a 17. Lavoratori e famiglie vanno garantite”. Il consigliere ha ribadito gli impegni che, già due anni fa, erano stati assunti dall’amministrazione Fasulo. E se tra le cause del tracollo ci fossero anche le Rsa private? Un dubbio, forse quasi una certezza, che non ha mancato di infoltire l’intervento del socialista Piero Lo Nigro. “La questione – ha detto – riguarda il coinvolgimento dell’Asp. Perché per l’Aldisio non è stato autorizzato l’accreditamento regionale di diversi posti letto concesso, invece, a strutture private?”. Per i dissidenti del Pd, entrati nuovamente in rotta di collisione con il sindaco presente in aula, la crisi dell’Ipab trova spiegazione nelle mosse della giunta Fasulo. “Il sindaco – hanno attaccato quasi all’unisono Enrico Vella, Antonino Biundo, Nuccio Cafà e Rocco Giudice – deve fare chiarezza. Dica, anzitutto, cosa vuole fare di questa struttura. I lavoratori aspettano di essere pagati. Cosa dobbiamo rispondergli? Se ci sono privati disposti ad investire, ben vengano. Ma non si può nascondere che la questione sia politica, legata agli errori di quest’amministrazione”. Poco convinto del ricorso alle compensazioni Eni si è detto l’esponente Udc Guido Siragusa. “Temo – ha ribadito – che questi 32 milioni possano trasformarsi in una sorta di bancomat. Tutti potrebbero sentirsi autorizzati a richiederli per risolvere questioni specifiche. Ci vuole una precisa programmazione. E’ vero, però, che tante anomalie hanno accompagnato questa vicenda. A partire dalla spesa sostenuta dall’ente comunale per pagare i costi dei pazienti trasferiti nelle varie comunità terapeutiche della zona mentre l’Ipab trova ostacoli enormi davanti all’ipotesi di poter aprire ad altri arrivi”. Nettamente contrari all’ipotesi del passaggio ai privati si sono detti sia il consigliere del Nuovo Centro Destra Luigi Farruggia sia quello di Scelta Civica Salvatore Gallo. “Non si pensi – sono intervenuti – di utilizzare i soldi di Eni per ristrutturare l’Ipab e, alla fine, darla ai privati già bella e fatta”. Un sì al bando e all’eventuale ingresso d’investitori privati è stato confermato dal consigliere Gioacchino Pellitteri e dallo stesso presidente del civico consesso Giuseppe Fava. Morale della favola? Sì all’utilizzo dei soldi delle compensazioni Eni, anche se i tempi appaiono tutt’altro che certi, e un nuovo documento ufficiale da approvare prima possibile. Perché non farlo subito in aula? Semplice, il numero legale era fortemente a rischio.

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