“Le verità non dette sul clorosoda” nel libro di Daniele Esposito Paternò

 
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Gela. Il 16 ottobre del 2006 Francesco Esposito Paternò scompare a causa di un tumore ai polmoni. Per ventidue anni aveva lavorato come capoturno al reparto clorosoda-dicloretano della raffineria.

Un evento drammatico che ha portato il figlio Daniele a scrivere il libro autoprodotto “Grande storia di un piccolo uomo, le verità non dette sul clorosoda-dicloretano di Gela”. Il libro, a sei anni esatti dalla scomparsa del padre, è stato presentato ieri sera nell’affollata aula magna del liceo classico “Eschilo”. Presenti, insieme all’autore, anche lo scrittore Luciano Vullo e i giornalisti Franco Infurna e Liliana Blanco. Ed è stata proprio quest’ultima a incoraggiare Daniele ad approfondire i drammatici temi affrontati in seguito nel libro. Un testo che affronta non solo le vicende giudiziarie legate al clorosoda ma anche la società gelese, rea, secondo l’autore, di lamentarsi troppo e fare poco per l’ambiente. Ma anche il lavoro, il precariato e la sordità della politica locale. Il reparto “killer”, così come è stato definito, è stato chiuso nel 1994. A distanza di anni, però, gli effetti nocivi in chi ha lavorato per tanto tempo in quella sezione si farebbero sentire ancora. Più di quindici, infatti, sarebbero gli operai morti di cancro. Daniele, dopo la scomparsa del padre, ha formato insieme al figlio di un altro operaio deceduto il comitato ex lavoratori clorosoda. Un modo per ricercare la verità e difendere la dignità dei lavoratori. 

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