Mafia e droga, alcuni degli indagati nel blitz “Redivivi” pronti a rivolgersi alla Cassazione

 
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Gela. Dopo la conferma delle misure cautelari, con la gran parte degli indagati rimasti detenuti, le vicende legate al blitz antimafia “Redivivi” dovrebbero arrivare a breve davanti ai giudici della Corte di Cassazione.

In pochi hanno lasciato il carcere. I legali di alcuni degli indagati, potrebbero rivolgersi ai magistrati romani soprattutto per contestare diversi passaggi investigativi. Vengono sollevati dubbi sulla legittimità dei metodi d’acquisizione degli elementi d’indagine confluiti nella lunga ordinanza di custodia cautelare firmata dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta ed eseguita dagli agenti della mobile nissena e da quelli del commissariato di via Zucchetto. I provvedimenti di custodia cautelare in carcere sono stati confermati, tra gli altri, per i presunti capi del gruppo che sarebbe stato controllato dalla famiglia Trubia. Sono rimasti in carcere Vincenzo e Nunzio Trubia, difesi dall’avvocato Flavio Sinatra, e Davide Trubia, rappresentato dal legale Nicoletta Cauchi.I giudici del riesame avevano disposto la scarcerazione solo per Francesco Giovane, per il ventiseienne Rosario Trubia e per Pasquale Andrea Trubia, difesi dall’avvocato Nicoletta Cauchi. I domiciliari sono stati concessi a Manuele Rolla, dopo il ricorso presentato dagli avvocati Grazio Ferrara e Valentina Lo Porto. Gli inquirenti ritengono di aver individuato un vero gruppo mafioso organizzato dalla famiglia Trubia e in grado di controllare l’affare della plastica tra le campagne della città e quello della droga.  

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