Mafia, soldi e scommesse, la maxi indagine arriva in città: sequestri ai coinvolti

 
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Catania. Un enorme giro di denaro che passava da presunti sistemi paralleli di gestione delle scommesse on-line. Una maxi indagine, nelle ultime ore, sta toccando diverse province dell’isola e l’ombra è quella pesante dei clan catanesi. Finanzieri, carabinieri e poliziotti, coordinati dalla distrettuale antimafia etnea, hanno eseguito decine di provvedimenti e la coda dell’inchiesta è arrivata anche in città. Ci sono alcuni titolari di agenzie di scommesse on-line finiti tra gli indagati o anche destinatari di provvedimenti di sequestro. Una vasta rete di piattaforme di gaming on-line che sarebbe stata organizzata anche per foraggiare interessi della criminalità organizzata catanese. Nell’inchiesta sono finiti almeno due titolari di agenzie locali e i provvedimenti di sequestro sono stati notificati nelle ultime ore. Ad indirizzare gli investigatori, sono state le dichiarazioni di un vero e proprio collaboratore di giustizia, che è stato la mente informatica della rete di siti e piattaforme per le scommesse. Sono in totale ventotto i provvedimenti di fermo firmati dai giudici etnei. Si tratta di Anna Aurigemma, Salvatore Barretta, Orazio Bonaccorso, Antonio Chillè, Federico Di Ciò, Cristian Di Mauro, Carmelo Di Salvo, Danilo Mario Giuffrida, Simone Insanguine, Gaetano Liottasio, Angelo Fabio Mazzerbo, Riccardo Tamiro, Carmelo Placenti, Gabriele Giuseppe Placenti, Vincenzo Placenti, Giovanni Orazio Castiglia, Davide Cioffi, Giovanni Conte, Santo D’Agata, Gino Vincenzo D’Anna, Andrea Di Bella, Giovanni Di Pasquale, Antonino Iacono, Francesco Nania, Antonino Russo, Pietro Salvaggio, Angelo Antonio Susino e Salvatore Truglio.

Molte attività, in alcuni casi, sarebbero state intestate a prestanome. Giovanni Conte avrebbe coordinato punti scommesse a Gela, Siracusa, Augusta, Floridia e Vittoria. Il filone d’inchiesta che arriva in città è stato condotto dai poliziotti della squadra mobile di Catania e da quelli dello Sco. In base a quanto emerge, gli inquirenti ritengono che possa esserci il clan Cappello dietro alla vasta rete e le accuse sono molto pesanti anche per i titolari delle agenzie della città.

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