Morì per l’esplosione di un forno, ambientalisti non ammessi al processo

 
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Gela. Si è aperto con alcuni colpi di scena il processo scaturito dalla morte dell’operaio trentaquattrenne Salvatore Vittorioso, deceduto dopo la violenta deflagrazione di un forno per la rigenerazione dei catalizzatori esausti all’interno della fabbrica Eni.

Il giudice Domenico Stilo, infatti, non ha ammesso la costituzione di parte civile delle associazioni ambientaliste Aria Nuova e Amici della Terra, rappresentate dagli avvocati Antonino Ficarra e Joseph Donegani. In base all’ordinanza letta in aula dal magistrato, le due associazioni avrebbero come interesse da tutelare solo quello all’ambiente: il processo avviato, invece, riguarda la morte di un operaio avvenuta sul posto di lavoro. Unici legittimati, in questo caso, sarebbero le organizzazioni sindacali che, però, hanno scelto di non costituirsi. A rispondere di omicidio colposo e di violazioni amministrative, sono il rappresentante della società francese Eco-rigen Francis Valeri, l’ex responsabile degli impianti Eni Antonio Viglianisi, l’allora titolare dell’area dei processi produttivi Giulio Bonvissuto e la stessa società Eco-rigen. I familiari dell’operaio morto si sono costituiti parte civile. I legali di difesa, dopo aver ottenuto il no alla costituzione in giudizio delle due associazioni ambientaliste, hanno messo in luce la possibile nullità del decreto di citazione a giudizio notificato ai responsabili della società francese per la quale prestava servizio Salvatore Vittorioso. “Il decreto fa riferimento come curatore speciale allo stesso Valeri che, invece, non riveste più quell’incarico – hanno spiegato – gli atti dovrebbero essere inviati nuovamente al giudice dell’udienza preliminare”. Alla fine, il giudice Domenico Stilo ha deciso la rinnovazione del decreto al nuovo rappresentante dell’azienda. Salvatore Vittorioso morì nel gennaio di cinque anni fa a causa della violenta esplosione verificatasi nei pressi dell’isola 13 della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore. Ad esplodere fu uno dei forni utilizzati dal gruppo Eco-rigen per la rigenerazione dei catalizzatori esausti.

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