Morì per lo shock dopo l’incendio dell’auto, due giovani sospettati del rogo

 
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Gela. Gli atti d’indagine relativi alla morte della settantasettenne Grazia Iannizzotto, la pensionata deceduta a seguito dello shock subito dopo l’incendio dell’autovettura del marito Cristoforo Giudice, sono in mano ai magistrati della procura.

Allo stato attuale, l’attenzione degli investigatori si è incentrata intorno a due giovanissimi.
Uno, minorenne al momento dei fatti; l’altro, appena maggiorenne. Sarebbero loro, infatti, i principali sospettati del rogo che colpì l’automobile dell’ottantaseienne Cristoforo Giudice, parcheggiata in via Stoppani, nella zona di San Giacomo. I fatti risalgono al marzo di un anno fa. L’incendio e la paura scaturita successivamente sarebbero stati fatali per la donna che non resse alla tensione, subendo immediate conseguenze.
Fu il figlio della coppia, l’imprenditore Antonio Giudice, a denunciare pubblicamente l’accaduto, facendo scattare ulteriori indagini da parte dei carabinieri. In procura, così, è finito anche il video, registrato dalle telecamere di sorveglianza installate in via Stoppani, che inchioderebbe i giovani ritenuti responsabili del rogo.
Le indagini sono portate avanti dal sostituto procuratore Silvia Benetti. Sia il marito della donna morta che i figli hanno scelto di seguire attentamente l’intero iter, con l’obiettivo di identificare i responsabili dell’azione di fuoco che sarebbe stata alla base del decesso. Almeno uno dei giovani finiti sotto la lente d’ingrandimento dei carabinieri del reparto territoriale e dei magistrati della procura avrebbe precedenti penali: in sostanza, non sarebbe per nulla un volto nuovo. Proprio i familiari, negli scorsi mesi, hanno chiesto che si faccia chiarezza sulla morte della donna.
Ciò che avvenne nel marzo di un anno fa in via Stoppani generò un’ondata di reazione, con un corteo che attraversò il centro storico per concludersi davanti Palazzo di Città. La richiesta era quella di mettere un freno agli episodi di violenza registratisi in città. L’identificazione dei presunti autori del rogo, quindi, diventa fondamentale per accertare le eventuali responsabilità della prematura morte di Grazia Iannizzotto. Solo pochi giorni dopo, un altro rogo si sviluppò in via Stoppani sempre davanti l’abitazione della famiglia Giudice. Un atto duramente condannato proprio dall’imprenditore Antonio Giudice.

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