Negata aferesi a paziente con crisi falcemiche, Di Caro: “Reparti e ambulatori chiusi”

 
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Gela. Nonostante una crisi falcemica è stata costretta a recarsi in un ospedale etneo per sottoporsi ad una aferesi terapeutica, dopo essere transitata dagli ospedali “Vittorio Emanuele” di via Palazzi e “Sant’Elia” di Caltanissetta, principali presidi dell’Asp cl2. A segnalare l’accaduto è Salvatore Di Caro, presidente dell’associazione Late “Maurizio Nicosia”, convinto che ancora prima della pandemia da covid-19 “ai soggetti talasso-drepano del territorio vengono negati servizi vitali, frutto di decenni di battaglie dei cittadini. Il medico andato in pensione lo scorso febbraio non è mai stato rimpiazzato – accusa Di Caro – costringendo i pazienti, quando possibile, a sottoporsi a sessioni pomeridiane di aferesi terapeutica con il reparto di Talassemia chiuso”. Ad aggravare la situazione, anche in fase post covid-19, “la mancata riapertura di ambulatori vitali alla gestione della patologia per i pazienti talassemici – aggiunge il presidente della Late – Per noi è routine sottoporci a visite continue, ma l’ospedale diretto da Luciano Fiorella ignora le direttive dell’assessore regionale alla Sanità, Ruggero Razza, che aveva chiesto il ripristino delle unità operative e di tutti i servizi ambulatoriali dal 25 maggio scorso. Per noi l’assistenza ha il sapore di sopravvivenza. Cosi diventa più difficile gestire la patologia e vivere la quotidianità con serenità”.

L’ultimo episodio, che ha letteralmente mandato su tutte le furie Salvatore Di Caro, è quello legato ad una paziente (associata alla Late “Maurizio Nicosia”) con crisi falcemica, costretta a recarsi a Catania perché gli ospedali di Gela e Caltanissetta le avrebbero negato una aferesi terapeutica. “E’ un trattamento che dovrebbe essere garantito ad ogni paziente – accusa Di Caro – dagli ospedali di Gela e Caltanissetta, perché entrambi i presidi appartenenti all’Asp cl2 sono muniti di separatore cellulare. Eppure ci costringono a vagare, con inevitabili rischi, da un ospedale all’altro”.

“Ha, di certo, vissuto un calvario un nostro associato con crisi falcemiche – accusa Di Caro – trasferito a Catania dopo essere transitato dal Pronto soccorso di via Palazzi e, con mezzi propri, anche dall’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta. I primi, dopo un breve trattamento in Astanteria, lo hanno dimesso a domicilio. I secondi, i sanitari dell’ospedale del capoluogo nisseno, diagnosticata la crisi falcemica, hanno preferito trasferirlo a Catania, agevolando anche una migrazione sanitaria pur disponendo di separatore cellulare”.

Il presidente della “Late”, inoltre, nell’evidenziare la mancanza (dall’inizio della gestione covid-19) dell’ingresso principale al reparto di Talassemia, e un percorso alternativo discutibile che li costringe a transitare dalla Pediatria, Senologia, ascensori e corsie ospedaliere, parla di “scarsa presenza della direzione generale (manager Alessandro Caltagirone) e sanitaria (Luciano Fiorella) nei confronti del presidio ospedaliero di via Palazzi”.

Quasi a volere sottolineare lo scarso interesse dell’Asp cl2 nei confronti dei pazienti talasso-drepano, la Late parla anche di “mancato ripristino dell’intonaco che si è staccato dalle pareti dell’ingresso principale del reparto di Talassemia dopo le piogge invernali”. Il direttore generale dell’Asp cl2, aveva assicurato l’avvio del ripristino delle attività (unità operative e ambulatoriali) in tempi brevi come stabilito dal governo regionale.

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