Nel pizzino la richiesta di soldi all’imprenditore, marito e moglie a processo: c’è il rinvio a giudizio

 
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Gela. Un pizzino per chiedere soldi al gruppo imprenditoriale dei fratelli Mendola.


La scoperta del pizzino. Soldi che, però, non vennero mai concessi. Il gup del tribunale di Caltanissetta ha disposto il rinvio a giudizio ai danni di Nicola Liardo e della moglie Monia Greco. I pm della Dda di Caltanissetta li ritengono responsabili di un tentativo di estorsione che si sarebbe dovuto concretizzare proprio attraverso la consegna del pizzino all’imprenditore.

Il biglietto venne trovato nella disponibilità del figlio dei due e sarebbe stata una mossa escogitata, dal carcere, proprio da Liardo, di recente, insieme ai suoi familiari, al centro dell’indagine “Donne d’onore”. I difensori dei due imputati, gli avvocati Giacomo Ventura e Davide Limoncello, però, hanno messo in dubbio l’intero quadro accusatorio, sostenendo peraltro che il pizzino non venne mai consegnato all’imprenditore. In base a quanto riportato nel messaggio, avrebbe dovuto garantire un “prestito” da tremila euro. Per questa ragione, le difese si sono opposte al rinvio a giudizio, invece caldeggiato dai pm della Dda nissena. Il gup, alla fine, ha disposto il processo per entrambi gli imputati, richiamando comunque la necessità che i giudici valutino l’effettiva sussistenza della finalità mafiosa.

 

Nota della Redazione: il presunto tentativo di estorsione avrebbe avuto come obiettivo il gruppo imprenditoriale dei fratelli Mendola e non il solo Angelo Mendola

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