“Nuovo protocollo senza concertazione non porterà nulla”, Filctem: “Servono veri investimenti”

 
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Il segretario provinciale Filctem Gaetano Catania

Gela. “Servono investimenti veri che rilancino il territorio. La decarbonizzazione è un progetto pilota che occuperà, al massimo, venti o venticinque lavoratori”. Non sono mancate le perplessità nel corso del direttivo della Filctem Cgil. La sigla del settore industria è tra quelle che seguono costantemente le vicende Eni. Il segretario provinciale Gaetano Catania si sarebbe atteso risultati decisamente migliori, anche davanti al protocollo varato dal Ministero dell’ambiente e da Eni. “Intanto, c’è un protocollo di intesa che risale al 2014 e che non è stato del tutto attuato – dice – fino ad oggi, registriamo solo l’avvio della green refinery. Il nuovo protocollo lo considero una continuazione, anche perché di investimenti sulle bonifiche Eni già ne parlava da tempo. Questa intesa, che non è stata condivisa con i sindacati, non porta nulla di nuovo al territorio”. I vertici della Filctem, che si sono riuniti alla Camera del lavoro di via Pitagora alla presenza del confederale Ignazio Giudice, temono anche per il futuro del settore upstream, quello coperto da Enimed. “C’erano già problemi di costi nel 2014, con una produzione di ventimila barili al giorno e 220 operatori. Oggi, la produzione è scesa a 12 mila barili al giorno, ma con 320 dipendenti. Di conseguenza – aggiunge Catania – i risultati non possono essere quelli attesi. Siamo molto preoccupati. L’azienda deve investire nel revamping dei pozzi”. I vertici di Eni, lunedì sera, hanno avuto un lungo confronto con i sindacati e il consiglio comunale, spiegando di puntare sul processo di decarbonizzazione, che secondo l’azienda porterà nuovi investimenti. L’ipotesi del polo per il gnl, invece, è quasi del tutto superata. Non ci sarebbero i necessari spazi di manovra in termini di sostenibilità economica. Dopo la firma della proroga Via per la base gas di Eni, si attende il passo conclusivo al Ministero dei beni culturali. Anche i sindacalisti della Filctem, però, hanno spiegato che i cantieri di “Argo-Cassiopea”, da soli, non possono bastare.

“Gela è la cartina al tornasole dei mancati impegni nel settore industriale che relegano l’Italia sempre nelle retrovie – spiega invece Mario Di Luca della Federazione nazionale della Filctem Cgil che ha partecipato al direttivo. “Bisogna ripartire da Gela per chiedere investimenti e rilanciare una politica industriale che sia rispettosa dell’ambiente” ha aggiunto l’esponente nazionale. “Di Luca ha dichiarato tra le altre cose di condividere e sostenere le impostazioni ed il contenuto della vertenza lanciata a livello territoriale – spiega Ignazio Giudice – nel mio intervento ho detto chiaramente che su 800 milioni di investimento per “Argo-Cassiopea” solo una piccola parte resteranno in città, dato che tutto verrà fatto nel Nord Italia e il sito portuale utilizzato è Porto Empedocle. Per me e ancor più per la vertenza Gela queste affermazioni sono importanti. C’è da dire però che per la nostra città il progetto “Argo-Cassiopea”, vale lo sblocco di 20 milioni di euro di compensazioni che se spesi intelligentemente possono dare sviluppo. In più, c’è un’implementazione di entrate annue con le royalties minerarie di estrazione. Quind,i una valenza il progetto ce l’ha. Ma non è la panacea per la saturazione della crisi dell’indotto”. Nonostante quanto deciso a Roma, lavoratori e sindacati continuano ad essere poco ottimisti guardando al futuro immediato del sito locale.

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