Operaio ustionato in una vasca in raffineria, cadono le accuse al caposquadra: definitiva l’assoluzione

 
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Operai dell'indotto Eni

Gela. Cadde all’interno di una vasca contenente zolfo tra gli impianti della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore, riportando profonde ustioni.

L’ex caposquadra già assolto in primo e in secondo grado. Ma l’incidente subito dall’operaio della Turco costruzioni non fu causato dal mancato controllo dell’allora caposquadra. Sono stati i giudici di Cassazione a confermare l’assoluzione del sessantenne finito a processo con l’accusa di lesioni colpose. Sia in primo che in secondo grado, Gaetano D. era già stato assolto con formula piena. La procura generale, però, ha scelto di rivolgersi ai giudici romani di Cassazione contestando il verdetto d’assoluzione pronunciato, lo scorso aprile, dalla corte d’appello di Caltanissetta. Difeso dall’avvocato Giacomo Ventura, l’imputato ha sempre ribadito di aver adottato tutte le necessarie precauzioni con l’obiettivo di evitare possibili incidenti in quel cantiere. In base alla sua versione, l’operaio cadde nella vasca dopo essersi introdotto in un’area non rientrante negli interventi da effettuare. Una ricostruzione confermata dai giudici di primo e secondo grado che, accogliendo le richieste arrivate dalla difesa, dichiararono l’assoluzione del’imputato.

Testimonianze discordanti. In più occasioni, l’avvocato Ventura sottolineò come ci fossero evidenti incongruenze tra le dichiarazioni rese dall’operaio ferito e quelle di un altro collega di lavoro che si trovava sul posto al momento dell’incidente. Il ferito si è costituito parte civile. Un’incongruenza confermata anche dalla Cassazione che ha dichiarato infondato il ricorso. Così, l’assoluzione dell’ex caposquadra diventa definitiva.

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