Operatori sanitari aggrediti al “Vittorio Emanuele”, Ugl: “Se necessario si pensi anche all’esercito”

 
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Gela. L’aggressione subita da personale sanitario del reparto di medicina dell’ospedale “Vittorio Emanuele” preoccupa, anche fuori dalla città. I vertici sindacali dell’Ugl si spingono fino a proporre il supporto dell’esercito. “Ormai è chiaro a tutti, ci deve scappare il morto, medico o infermiere che sia, prima che qualcuno dalle sedi istituzionali nazionali intervenga per inasprire le pene ed attivare tutti gli strumenti di sicurezza e deterrenza indispensabili?”.

Sono i segretari regionali delle federazioni sanità e medici della Ugl, Carmelo Urzì e Raffaele Lanteri, a sollevare nuovamente la questione. “Dopo gli ultimi episodi, avvenuti nei giorni scorsi a Gela e a Palermo, crediamo che la misura sia ormai colma e siamo profondamente indignati per il totale livello di indifferenza nei confronti del sempre più crescente fenomeno delle aggressioni al personale in servizio all’interno dei pronto soccorso e dei reparti ospedalieri in Sicilia. Inermi abbiamo scritto pagine di solidarietà nei confronti dei nostri colleghi, chiedendo a governo nazionale e parlamento uno scatto di orgoglio a tutela di questi lavoratori che meritano la migliore risposta possibile, ma abbiamo potuto solamente appurare tanta lentezza davanti ad un provvedimento legislativo che, comunque, non andrebbe a risolvere il problema – dicono – comprendiamo che la situazione legata all’epidemia attuale possa magari aver distratto la maggioranza parlamentare, ma crediamo anche che la questione delle violenze verso il personale sanitario sia un’emergenza non secondaria da affrontare in modo deciso, non solo con norme stringenti ad hoc ma anche con l’ausilio dell’esercito. Oggi non è più una soluzione da sottovalutare”.

1 commento

  1. Forse facendo un po di mea culpa, il personale sanitario potrebbe evitare di portare i parenti dei pazienti all’esasperazione.
    Basterebbe mostrare più educazione e disponibilità verso chi ha un parente ricoverato,
    e magari chiede semplicemente informazioni sullo stato di salute del paziente.
    Molte volte capita che anche un portantino si senta un primario del San Raffaele di Milano per le arie che si danno, e probabilmente la gente perde il controllo.

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