Prima assolto e poi condannato, “minacce in carcere ad un agente”: Cassazione annulla per Argenti

 
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Gela. E’ detenuto, sotto regime di carcere duro, nella struttura penitenziaria de L’Aquila, in Abruzzo. Il cinquantasettenne Emanuele Argenti è già stato condannato per reati di mafia. La sua posizione, negli scorsi mesi, è stata valutata dalla Corte di Cassazione. Argenti fu assolto in primo grado, dal tribunale dell’Aquila, dall’accusa di minacce a pubblico ufficiale. Era ritenuto colpevole di aver appunto minacciato un agente della polizia penitenziaria, impedendogli di adempiere ad un controllo condotto sui detenuti sottoposti al regime speciale. Avrebbe tenuto un atteggiamento di aggressione. In appello, invece, è arrivata la condanna. I giudici di Cassazione, ai quali si è rivolto il difensore, l’avvocato Vinicio Viol, hanno disposto l’annullamento della condanna, con rinvio nuovamente alla Corte d’appello. La procura generale ha concluso richiedendo proprio l’annullamento con rinvio.

Per i magistrati romani il ricorso della difesa è da accogliere perché la Corte d’appello dell’Aquila avrebbe disposto la condanna, non rispettando i criteri dettati dalla giurisprudenza in materia e con “una motivazione sbrigativa, gravemente viziata, non avendo la Corte né spiegato sulla base di quali elementi, a fronte di una sentenza di assoluzione, sia stata raggiunta la prova certa della diversa ricostruzione fattuale e quindi della responsabilità dell’imputato”. In primo grado, era stata considerata importante la testimonianza di un altro agente della penitenziaria, che confermò le minacce proferite da Argenti ma non per impedire al collega di effettuare i controlli ma rispetto ad un’attività che era già stata condotta. Secondo la Cassazione, in appello “non è stato osservato l’obbligo di motivazione rafforzata cui era tenuta al fine del ribaltamento della sentenza di assoluzione, e neppure, ancora, adempiuto all’obbligo di rinnovazione della prova dichiarativa, la deposizione del teste, sulla base della quale il tribunale aveva assolto il ricorrente”, si legge nelle motivazioni che sono state pubblicate. La Corte d’appello dell’Aquila dovrà nuovamente ritornare sulla vicenda che ha interessato Argenti.

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