Primo parto in ospedale dopo 11 anni per una donna affetta da talassemia

 
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Gela. Dopo undici anni di attesa anche le donne affette da talassemia possono partorire presso il punto nascita del presidio ospedaliero “Vittorio Emanuele”. L’importante risultato per la collettività locale è stato possibile grazie all’attivazione dell’aferesi, ovvero la terapia di scambio dei globuli rossi, di supporto al servizio di Talassemia attivo presso il presidio ospedaliero “Vittorio Emanuele”. Il parto che segna la svolta positiva per le donne affette da talassemia ha visto protagonista una trentacinquenne che ha dato alla luce una bambina tramite parto cesareo. Secondo Salvatore Di Caro, presidente dell’associazione Late (Libera associazione talassemici ed emopatici) “Maurizio Nicosiache conta oltre cento pazienti, “si è aperta una nuova era colmando un’attesa di oltre undici anni. Allora i parti per le donne affette da talassemia avvenivano grazie ad una assistenza caratterizzata da continue trasfusioni di sangue”. L’unità di Ostetricia e ginecologia, grazie anche al supporto dell’apparecchiatura che contente di effettuare l’aferesi, ha dato il via libera ai parti anche alle donne affette da emoglobinopatie che comprendono talassemie, talasso-drepano e drepanocitosi. “L’importante traguardo consente di effettuare in città tutta la fase di gestazione fino al parto – assicura Salvatore Di Caro – Si è rivelato determinante l’interessamento del management dell’Asp cl2 diretto da Carmelo Iacono. Le donne, naturalmente, oltre al ginecologo di fiducia, possono contare dell’assistenza continua offerta dai volontari della Late. Un passo in avanti che consente da quasi un anno di fare partorire naturalmente o con cesareo tutte le donne talassemiche”. Negli scorsi giorni il direttore del presidio ospedaliero, Luciano Fiorella, aveva ultimato il trasferimento del reparto di Talassemia in nuovi locali che, tra i tanti vantaggi, garantiscono la privacy ai pazienti costretti a sottoporsi a lunghe terapie. Si pensa già a nuovi traguardi per rendere ancora più “normale” la vita dei soggetti talassemici. “Il manager dell’Asp – aggiunge Di Caro – potrebbe attivare anche la risonanza magnetica presso l’ospedale di via Palazzi. L’esame consente di individuare un eventuale accumulo di ferro sia nel fegato che nel cuore. Attualmente l’Asp Cl2 esegue la diagnosi solo presso l’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta”.

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