Sciopero alla Ghelas: “blocchiamo il Comune perchè non vogliamo sparire”

 
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Gela. Hanno proclamato lo stato d’agitazione e, già domani, inizieranno ad incrociare le braccia. I lavoratori della Ghelas multiservizi, società in house gestita dal comune, non vogliono scomparire insieme all’intera azienda.

Questo, infatti, prevedono diverse norme varate a livello nazionale: ispirate dall’esigenza dei tagli.
“Non siamo davanti – dice il sindacalista della Filcams Cgil Emanuele Scicolone – ad un carrozzone o a uno stipendificio. Stiamo parlando di un’azienda sana che non può essere depennata con un semplice tratto di penna. In ballo, ci sono più di novanta persone”.
Lavoratori e sindacalisti puntano il dito in direzione dell’eccessiva prudenza, a loro dire, mostrata nell’intera vicenda dalla giunta retta dal sindaco Angelo Fasulo.
“Da giorni – spiega proprio il primo cittadino – attendo che mi si presenti l’opzione scelta dai sindacati. Non ho alcuna volontà preconcetta di aprire ai privati oppure di vendere. Sono disposto a qualsiasi soluzione, purché condivisa”. Il timore emerso anche durante l’assemblea degli operatori svoltasi ieri mattina riguarda gli scenari che, intanto, continuano a svilupparsi intorno alla Ghelas.
“Purtroppo – ammette il segretario della camera del lavoro Ignazio Giudice – esistono pezzi di burocrazia locale e di politica assai interessati ad acquisire, senza troppa fatica, gli appalti attualmente gestiti da questa società. Bisogna essere chiari, o si sta con i lavoratori oppure si sta su altri fronti. Non ci sono soluzioni intermedie. Il fatto che lo stesso Partito Democratico si sia spaccato su questo tema mi pare un segnale più che rivelatore ”.
Così, i lavoratori, da anni impegnati nello svolgimento di servizi essenziali per conto del comune, sono pronti a bloccare Palazzo di Città. “Abbiamo commissionato, a nostre spese – dice il rappresentante sindacale dell’Ugl Rosario Goldini – uno studio sulle possibili soluzioni da attuare per evitare la scomparsa della Ghelas multiservizi. Gli esperti, fra le altre cose, hanno messo in luce che la normativa nazionale non dovrebbe neanche applicarsi al nostro caso. Non siamo un’azienda partecipata, nella quale il comune controlla una quota azionaria insieme ai privati, ma una società in house, completamente pubblica”.
Intanto, i tempi si fanno più stretti e la richiesta di deroga, da indirizzare ai tecnici dell’Autorità garante per la concorrenza e il mercato, deve partire prima possibile. I lavoratori sono concordi nel proseguire lo sciopero fino a quando non avranno una risposta definitiva sul loro prossimo futuro.
Al momento, però, le parti appaiono molto distanti dal pronunciare la parola fine sull’intera questione. A questo punto, chiedono anche un intervento diretto dei consiglieri comunali e del presidente Giuseppe Fava: tra le rivendicazioni, c’è anche la convocazione di una riunione straordinaria del civico consesso.

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