Scudera uccise l’ex moglie, corpo mai ritrovato: respinto anche ricorso straordinario

 
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Vincenzo Scudera è stato condannato in via definitiva per l'omicidio dell'ex moglie

Gela. E’ stato respinto anche il ricorso straordinario che la difesa del sessantunenne Vincenzo Scudera ha proposto contro la sentenza della Corte di Cassazione che nel novembre di due anni fa ne confermò la condanna all’ergastolo. Il bracciante è stato ritenuto colpevole di aver ucciso l’ex moglie, la giovane Rosaria Palmieri, scomparsa nel nulla trentatré anni fa. Secondo gli investigatori, come confermato in tutti i gradi di giudizio, fu Scudera ad ucciderla e ad occultare il cadavere, mai ritrovato. Il bracciante non ha mai ammesso i fatti. La vicenda investigativa venne riaperta dopo alcuni dubbi avanzati dal figlio, nato dalla loro relazione. I giudici di Cassazione ne avevano dichiarato la colpevolezza ormai due anni fa. La difesa, però, ha ritenuto che sussistessero errori nella motivazione resa dai giudici romani e si è rivolta ad una diversa sezione. Ora, sono state pubblicate le motivazioni. Il ricorso non è stato accolto, nonostante la difesa sia ritornata a sostenere che non ci sia stata la necessaria considerazione sulla richiesta di risentire alcuni testimoni, ritenuti fondamentali nella ricostruzione di fatti che vennero messi insieme solo dopo molti anni. Inizialmente, si pensò ad un allontanamento volontario, come voleva far credere Scudera. Il fatto che non fosse mai stata presentata una denuncia fu uno dei primi appigli che spinse gli investigatori a riprendere in mano il caso.

Scudera, per anni, fece credere ai familiari di aver segnalato la vicenda alle forze dell’ordine. Pm e carabinieri ritennero fondate le dichiarazioni rese dallo stiddaro riesino Calogero Riggio, al tempo vicino a Scudera, a sua volta ritenuto attivo negli ambienti mafiosi. Collegò l’imputato all’omicidio di Rosaria Palmieri. In base alle accuse, uccise la moglie per stringere una nuova relazione con una parente della donna. Si rifece una vita, lasciando la Sicilia. Venne arrestato nelle Marche. La madre e le due sorelle della vittima, in tutti i gradi di giudizio, si sono costituite parti civili. A loro, rappresentate dagli avvocati Maria Platania e Serena Cilia, è stato riconosciuto il diritto al risarcimento dei danni e una provvisionale in denaro.

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