Sei banche in 130 anni, una tradizione gelese cancellata dall’indifferenza della politica

 
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Gela. La nostra classe dirigente si è mai chiesta perché tutti gli istituti di credito sono concentrati nel nord dell’Italia, mentre nel sud vengono progressivamente chiusi?

Gela è l’esempio eclatante di questa politica colonizzatrice operante nel mezzogiorno d’Italia che ha per origine l’unificazione dell’Italia a partire dal 1860. I tosco-padani,  guidati dal grande statista piemontese Camillo Benso Conte di Cavour, ministro del governo dei Savoia che spedisce segretamente il ladro di cavalli , generale Giuseppe Garibaldi (a cui vennero mutilate le orecchie in America) a capo di 1000 uomini avanzi di galera in Sicilia, senza nessuna dichiarazione di guerra, ad occupare le terre dei Borboni allora re delle due Sicilie, col supporto della flotta Britannica ancorata nel porto di Marsala.

Allora a Palermo esisteva il Banco di Sicilia , che emetteva carta moneta secondo le regole del Gold  Standard, per cui la moneta in circolazione era garantita dalla stessa banca con la conversione in oro. Nel Piemonte esisteva la Banca Nazionale Sarda che aveva come direttore generale il Signor Bombrini, compare del  “ladro” Cavour, che  emettevano carta moneta senza alcun legame all’oro, ma resa vincolante dallo stato piemontese  per rubare i cittadini che si trovavano nelle mani carta straccia. Il Piemonte era in quel momento a rischio fallimento.

Questa premessa è indispensabile per ricordare come nasce Banca d’Italia. Nel 1893 l’allora Primo Ministro, Giovanni Giolitti, dettò nuove regole che portarono alla creazione della Banca d’Italia, con direttore Generale Giacomo Grilli, unificando tre banche del nord . Queste informazioni si trovano nel testo di economia politica del grande  meridionalista Nicola Zitare  a cui sono state vietate le pubblicazione dei suoi trattati. Ciò per specificare chiaramente che tutti gli economisti che non hanno avuta la possibilità di studiare sui testi di Zitara, vietati da questo mondo di farabutti, hanno sicuramente delle lacune di Tecnica Bancaria. Alla fine voglio solo dire che Banca d’Italia ha come origine un mondo di ladri e di uomini senza scrupoli.

Per ritornare a Gela, diciamo che il mondo Cooperativo nasce dopo la Rerum Novarum scritta da SS Papa Leone XIII,  il 15 del mese di maggio del 1891.

Una tradizione bancaria nata nel 1886. Gela che ha sempre avuto una tradizione creditizia, nella seconda metà dell’ottocento  operava  nell’ambito Creditizio prima autonomamente poi attraverso la Banca di sconto di Catania, facendo operazioni di sconto cambiali agli agricoltori e alla gente povera, come gli artigiani. Comunque a Gela il 14 del mese di agosto del 1886 nasceva la Banca Popolare Cooperativa di Terranova di Sicilia , con capitale illimitato, aveva come presidente il Cavaliere Giovanni Di Fede Mallia e come direttore generale Nicola Russo; viene liquidata il 17 del mese di maggio 1934.

Ecco le altre banche. Ancora l’uno del mese di novembre del 1906, nasceva la Cassa Rurale Democratica Cristiana Terranova di Sicilia che aveva come presidente dei sindaci revisori il Can. Angelo De Caro Giurato  e come amministratori Can. Rosario Damaggio e Can. Francesco Capici; successivamente  nasceva la Società Agricola di Lavoro e Progresso  denominata “Maria Santissima di Alemanna”, nel 1980 la Coperativa Finanziaria Sofige, che in pochi anni, raggiunge vette importanti, nel marzo del 1998 la Banca di Credito Cooperativo del Golfo di Gela con sede nel palazzo Russo dove aveva avuto sede la Banca Popolare Cooperativa Terranova di Sicilia, e  infine la Banca di Credito Cooperativo So.fi.ge., con sede in via Cairoli.

La crisi ha bloccato l’ultimo tentativo “made in Gela”. Ultima in ordine di tempo il tentativo di costituire una banca SpA, sempre nel territorio Gelese, chiamata Banca Obiettivo. Tentativo non riuscito a causa della crisi che attanaglia  il mondo intero e della sfiducia degli operatori economici, senza considerare l’indifferenza della classe politica locale, pronta a curare gli interessi diretti. Non ultimo, non possiamo escludere , l’intervento del  mensile  “il Mondo” (giornale del Corriere della Sera), che si preoccupa di citare il Presidente del Comitato Promotore della Banca Obiettivo, accusandolo di avere distribuito buoni pasto, per la vendita della BCC del Golfo di Gela (tutto falso) e di essersi circondato di un gruppo di (pletori)  uomini non qualificato per la direzione della banca;

Per tre volte Consob ha detto si. non considerando che Consob per ben tre volte ha autorizzato la struttura a raccogliere i fondi.  Quì la potenza del “Corriere della Sera” si è fatta sentire, imponendo ai giudici milanesi di archiviare il fatto perchè  non costituisce reato e non esiste nessuna offesa al Presidente, mentre io sono costretto a desistere dall’iniziativa.  Nel prossimo articolo spiegherò i motivi che hanno portato alla chiusura delle banche nel territorio gelese e di tutto il meridione d’Italia.

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