Sei mesi senza stipendi, per Elettroclima finita anche l’ultima cassa integrazione

 
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Gela. Fra tre giorni scade la cassa integrazione in deroga per i circa sessantacinque operai della società Elettroclima e, allo stato attuale, non esiste altra copertura.

Insomma, per i lavoratori del gruppo elettrostrumentale, da anni impegnato all’interno dell’indotto della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore, le prossime settimane saranno sempre più pesanti. Non ricevono neanche le indennità previste dalla cassa integrazione che sta per scadere. Gli arretrati arrivano a sei mensilità.
Per questa ragione, gli operai si sono riuniti in assemblea. Allo stato attuale, il cantiere dell’azienda nella raffineria Eni è completamente fermo. All’opera ci sono soltanto gli impiegati amministrativi che, proprio in questi giorni, stanno chiudendo le ultime contabilità da inoltrare ai funzionari Eni. Senza commesse e con prospettive ancora del tutto incerte, l’immediato futuro è costellato da tanti punti interrogativi.
I lavoratori, a questo punto, non escludono neanche altre azioni di protesta. Nuove possibilità per loro, e per tanti altri lavoratori di aziende dell’indotto, dovrebbero aprirsi a Roma intorno ai tavoli del ministero del lavoro. In ballo, in base all’intesa conclusa sugli investimenti di Eni in città, ci dovrebbe essere una nuova tranche di ammortizzatori sociali straordinari. In questo modo, almeno sulla carta, si dovrebbe attraversare la prima fase della riconversione prevista per il passaggio al sistema di bioraffinazione.
Mancano, però, date ufficiali e cronoprogrammi. Il caso Elettroclima è solo l’ultimo di una lunga serie che rischia, se i lavori in raffineria non dovessero partire entro tempi stretti, di rivelarsi veramente drammatica per le sorti occupazionali degli operai dell’indotto. 

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