“Sistema” Fasulo, cinque anni al professionista e condanne ai collaboratori: confisca da 12 milioni di euro

 
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Condanne per Fasulo e i suoi collaboratori coinvolti nell'inchiesta "Spin off"

Gela. Condanne sia al professionista Fabio Fasulo sia alle “teste di legno” usate per portare avanti società che sarebbero servite solo a raggirare il fisco e a fare introiti. Cinque anni di detenzione sono stati imposti proprio a Fasulo, ritenuto il vero cervello del “sistema criminale” scoperto al termine dell’inchiesta “Spin off”. Il pm Eugenia Belmonte, nella sua requisitoria, aveva chiesto di condannarlo a sette anni e dieci mesi. Il collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Tiziana Landoni e Angela Di Pietro), gli ha riconosciuto le attenuanti generiche. Non è passata la ricostruzione fornita dal suo legale di fiducia, l’avvocato Davide Limoncello. La difesa ha cercato di replicare alle pesanti contestazioni mosse dai pm della procura, escludendo che centinaia di operazioni ricostruite dagli investigatori potessero essere illecite. Una traccia difensiva usata anche rispetto alla truffa che sarebbe stata organizzata ai danni dell’ex titolare di alcuni supermercati in città. Per il legale di Fasulo, invece, si sarebbe trattato solo di un prestito in denaro, non restituito dal proprietario delle attività. Due anni e quattro mesi di reclusione alla collaboratrice Virginie Bongiorno. Da quanto emerso, sarebbe stata lei a conservare nel pc personale dati fondamentali, usati poi dagli investigatori per ricostruire un sistema fatto di false fatturazioni, crediti d’imposta non dovuti e operazioni finanziarie che sarebbero state messe in atto solo per rafforzare i conti personali di Fasulo. Tre anni e tre mesi di reclusione sono stati comminati a Pietro Caruso, due anni e quattro mesi all’agrigentino Lorenzo Li Calzi e un anno e nove mesi al cittadino romeno Cristian Ciubotaru.

I tre imputati sarebbero stati prestanome del professionista nella gestione di aziende, che per l’accusa venivano “fagocitate” solo per ottenere introiti da trasferire nei conti personali. I difensori, gli avvocati Flavio Sinatra, Cristina Alfieri, Angelo Cafà e Giusy Ialazzo, hanno nuovamente ribadito che le presunte “teste di legno” non avrebbero mai avuto alcun ruolo attivo nel meccanismo predisposto da Fasulo. Per “bisogno” avrebbero accettato le proposte che gli venivano fatte, alla fine senza ottenere vere retribuzioni. Nel dispositivo letto in aula, il presidente D’Amore ha disposto una maxi confisca, da oltre dodici milioni di euro, su beni personali e patrimoniali riconducibili a Fasulo, Li Calzi, Caruso e Ciubotaru. Le difese proporranno appello.

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