“Sono disperato e non riesco più a vedere le mie figlie”, protesta davanti palazzo di giustizia

 
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Gela. “Ormai, non ho più nulla. Non riesco a vedere le mie figlie da cinque mesi. Non so che fine abbiamo fatto. Non so come andare avanti”. Da questa mattina, all’alba, il quarantunenne niscemese Giacomo Alessandro Buccheri, ha iniziato una protesta davanti palazzo di giustizia. Si e incatenato prima proprio all’ingresso e poi nell’area di parcheggio. Spiega di ritenersi vittima di accuse mosse dall’ex moglie. In passato, “da giovane”, ebbe problemi con la giustizia. “Ho sbagliato e ho pagato. Poi, ho cambiato vita”, continua. Ha intrapreso attività lavorativa, prima a Niscemi e poi in città. “Ho lavorato con un’azienda della segnaletica stradale fino a quando non sono stato arrestato a seguito di accuse mosse dalla mia ex moglie”, ha aggiunto. Per lui, è stata formulata l’accusa di violenza sessuale. “Assolutamente falsa – dice inoltre – sono stato posto sotto misura e ho perso il lavoro”. Non ha una casa vera e propria, solo un’abitazione rurale di proprietà del padre. “Probabilmente, perderò anche quella – dice inoltre – ho subito il distacco dell’energia elettrica e non ho soldi neanche per mangiare. Non so più cosa fare”.

Dice di non fidarsi più neanche dei legali che lo hanno assistito nel tempo, facendogli ottenere delle assoluzioni. La separazione e la tensione nei rapporti con l’ex consorte le considera ragioni scatenanti di quello che gli sta accadendo. È probabile che già in giornata cessi la protesta in attesa di capire cosa possa verificarsi. “Nessuno mi ascolta – conclude – ho perso le speranze”. Sul posto, da questa mattina, sono presenti gli agenti di polizia che monitorano la situazione.

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