Vocino riscatta il valore del Regno delle due Sicilia prima del 1860

 
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Gela. Fedeli alle nostre tradizioni, vogliamo seguire gli autori che riteniamo più oggettivi e più qualificati a trattare l’argomento della Questione Meridionale (Q.m.) al di là degli interessi personali. Un autore che abbiamo ritenuto degno della nostra stima è certamente Michele Vocino. Nel suo testo “Primati del regno di Napoli – ordinamenti-risorse naturali – attività industriale prima dell’unità d’Italia”, edito da Grimaldi § C. Editori, tratta primati esistenti nel regno delle due Sicilie fino al 1860 cioè prima della colonizzazione dei piemontesi.
Oggi l’argomento che desideriamo trattare riguarda i primati marittimi e i nomi di illustri giuristi appositamente dimenticati dalla classe dirigente che si è avvicendata dopo l’unificazione. Proprio per dimenticare la nostra tradizione e la nostra storia patria nel quartiere Flaminio di Roma, sono ricordati, nelle strade della città, tutti i giuristi più famosi e tra questi il sardo Domenico Alberti Azuni che si trova a fianco del Ministro della Marina Militare, per mettere in evidenza le benemerenze in diritto internazionali del sardo, ma non vi è una strada che ricordi il napoletano Michele de Jorio che rappresenta la sapienza giuridica meridionale e un maestro dello stesso Azuni. Il giurista francese C.M. Pardessus nella sua fondamentale “Collezione di leggi Marittime”, pubblicata a Parigi dal 1818 al 1845, dopo avere parlato di Azuni, scrive testualmente “tout ce que, dans le titres transcritti-dessus, se refere aux object traites par Jorio est une copie litterale et textuelle de cet écrivaine. M. Azuni ne l’a pas citè une sole fois… l’Azuni a letterallement traduit Jorio” (vol I pag. 339 ), questi i meschini tentativi della cultura italiana per fare sparire tutti gli uomini illustri del periodo.
Comunque il sardo faceva il copista quasi per mestiere in quando l’abate Galiani, nella sua opera Dei Doveri dei principi neutrali, verso i principi guerreggianti e di quelli verso i neutrali , pubblicato nel 1782 , sempre l’Azuni nel suo testo “Il sistema”, copia letteralmente l’opera dell’Abate Galiani. Nel 1741 Carlo III di Borbone, aveva preannunciato la pubblicazione di un codice di navigazione per stabilire tutte le leggi relative “sia alla buona ed utile navigazione come al felice commercio”, una grossa opportunità, perché mancava ancora allora un vero e proprio codice marittimo. Il progetto non fu attuato ma fu ripreso dal figlio Ferdinando IV che incaricò il giurista Michele De Jorio, da Procida, che nel 1781consegnò il suo lavoro al re che fece stampare una ventina di copie col titolo “Codice Ferdinando o codice Marittimo”, ma anche questo rimase sepolto per i gravi avvenimenti politici che seguirono.

Intanto l’Azuni, nel 1789 si recò a Napoli e si impadronì di una delle copie fatte stampare dal re e nella sua opera “Droit Marittime de l’Europe”, utilizzò quel lavoro pensando che essendocene poche, queste venissero dimenticate. Ma il Pagano e il Pardessus lo denunciarono, come apertamente fece Carlo Perfetto denunciandolo di furto e in qualità di professore di Diritto Commerciale, doveva solo vergognarsi dell’opera compiuta, conclude dicendo che tutto questo è stato fatto, per dare a Cesare quello che è di Cesare e per ricordare che nella storia del diritto della navigazione il Mezzogiorno ha innegabili benemerenze e primati che non bisogna dimenticare nel regno delle due Sicilie.
Quando il De Cesare affermava (vol. I pag. 194) che la marina mercantile a vapore Borbonica era alla fine del regno scarsissima, sostiene una duplice inesattezza: non era scarsissima ma invece molto efficiente e poi era superiore a quella sarda e quindi la prima delle marine a vapore di quell’epoca, infatti il “Ferdinando I” partito da Napoli il 1818 e costruito a Napoli, non fu uno dei primi, ma il primo piroscafo che solcò il mediterraneo. Comunque, per non annoiare i nostri lettori e senza voler offendere i nostri colti oppositori,concludiamo questo nostro lavoro con un primato di grande prestigio: La prima nave a vapore che attraversa il mediterraneo è il “Francesco I”, che organizzò una crociera con partenza da Napoli il 16 aprile 1833, con a bordo i croceristi formati da 13 inglesi, 12 francesi, 3 russi, 3 spagnoli, 2 prussiani, 2 bavaresi, 2 olandesi, 1 ungherese, 1 svizzero, 1 svedese e 1 greco oltre a quelli di Napoli e di altri stati italiani. La crociera durò 3 mesi toccando dalla città di Taormina fino a Costantinopoli e ritorno, Palermo, dove si imbarca la duchessa di Berry, la figlia del re di Napoli, dove i croceristi approdano a mezzogiorno del 9 agosto del 1833. Nelle cronache del tempo, si legge che: “il ‘Francesco I’ è il più grande e il più bello di quanti piroscafi siansi veduti fin’ora nel Mediterraneo” spero senza possibilità di essere contestato dagli oppositori (fonte Michele Vocino).

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