I servizi segreti e i contatti con la criminalità all’estero, ricostruita la rete di Rinzivillo

 
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Gela. Il presunto boss Salvatore Rinzivillo avrebbe avuto contatti con diversi gruppi della criminalità organizzata, in Italia e all’estero. Gli investigatori che hanno condotto la maxi inchiesta “Extra fines-Druso” l’hanno confermato in aula, davanti al collegio penale del tribunale, dopo aver tenuto sotto stretta osservazione il cinquantottenne, che secondo le accuse avrebbe iniziato a comandare con il via libera dei fratelli ergastolani Antonio e Crocifisso. Gli inquirenti hanno ricostruito incontri con esponenti della ‘ndrangheta (anche in Germania), con la famiglia Guttadauro, con la criminalità romana, ma anche con esponenti di organizzazioni russe e con un “reduce” del maxi processo di Palermo, poi trasferitosi negli Usa. Collegamenti che Rinzivillo avrebbe mantenuto servendosi di uomini di fiducia, a cominciare dal suo presunto referente in Germania Ivano Martorana. “I contatti c’erano con Marco Lazzari – ha detto uno degli investigatori in aula – che faceva parte dell’Aisi, i servizi segreti interni. Non ci risulta che Martorana fosse un infiltrato sotto copertura. Attraverso il carabiniere Cristiano Petrone, in forza al Ros di Roma, furono effettuati accessi alle banche dati per valutare la situazione di uno degli esercenti taglieggiati”. In questo modo, Rinzivillo (imputato però davanti al gup del tribunale di Caltanissetta) si sarebbe mosso tra Gela, Roma e la Germania. Per i pm della Dda di Caltanissetta, avrebbe avuto mandato di attivare nuovi canali economici, infiltrando aziende di fiducia, puntando ancora su estorsioni e traffico di droga, compresa una possibile partita di cinque chili di cocaina che sarebbe dovuta arrivare dalla Germania. Sul versante dei rapporti economici, gli investigatori in aula hanno ricostruito i presunti contatti con l’imprenditore Emanuele Catania, titolare di aziende del settore ittico, con uno stabilimento di lavorazione in Marocco.

I testimoni hanno risposto alle domande del pm Luigi Leghissa e del difensore dell’imprenditore, l’avvocato Giacomo Ventura. E’ emerso come l’imputato, già nel 2007, avesse denunciato diverse estorsioni subite, rivolgendosi alla Dia nissena. Per la difesa, non ci sarebbe stato nessun concreto interesse di Catania a stringere rapporti economici con Rinzivillo. “Ci risulta ci fosse l’intenzione di coinvolgerlo”, ha spiegato un poliziotto della mobile di Caltanissetta. Non ci furono però investimenti dell’imprenditore né il trasferimento di capitali verso società riconducibili al presunto gruppo mafioso. Quello che viene considerato il nuovo boss della famiglia Rinzivillo si sarebbe interessato di intercedere con il titolare di un bar a Caposoprano. Dall’attività arrivavano rumori che infastidivano alcuni residenti dello stabile. In base a quanto spiegato in aula, non sarebbe stato l’imprenditore Catania a chiedere un interessamento di Rinzivillo ma suoi familiari. Un aspetto sul quale la difesa è ritornata più volte. Il cinquantottenne, ufficialmente residente a Roma ma spesso presente in città, venne più volte monitorato nei pressi di un’agenzia scommesse, gestita da un altro degli imputati. L’investigatore che ha deposto ha confermato che alcuni incontri, anche con esponenti della criminalità palermitana, si sarebbero tenuti nel piazzale esterno all’attività di via Venezia. In questo “filone” processuale, a giudizio sono Antonio Rinzivillo, Crocifisso Rinzivillo, Umberto Bongiorno, Emanuele Catania, Rosario Cattuto, Angelo Giannone, Carmelo Giannone, Giuseppe Licata, Francesco Maiale, Antonio Maranto, Antonio Passaro, Luigi Rinzivillo, Giuseppe Rosciglione, Alfredo Santangelo, Vincenzo Mulè, Luigi Savoldi e Fabio Stimolo. Tra i difensori degli imputati ci sono gli avvocati Flavio Sinatra, Giacomo Ventura, Riccardo Balsamo, Giovanna Cassarà, Boris Pastorello e Mirko Maniglia. La lunga attività istruttoria proseguirà con altri testimoni.

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