Archeologia sepolta, gli universitari di tutto il mondo provano a farla riemergere.

 
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Il sindaco con gli studenti di archeologia, provenienti da varie università del mondo, per il progetto "Archeo-camp 2019".

Gela. Mentre ad agosto i siti di interesse archeologico e culturale rimarranno chiusi per mancanza di personale, la città prova a riscoprire le sue origini greche e diventa sede di ricerca per cinque università di tutto il mondo. Intanto il sindaco Lucio Greco assicura che la nave arcaica entro un anno verrà rimontata ed esposta nei locali delle Benedettine, utilizzando i fondi di compensazione per la riconversione della fabbrica del colosso energetico Eni.  A partire da oggi, dunque, fino all’8 settembre, 54 studenti divisi in due turni, si dedicheranno alla riscoperta dell’area archeologica gelese. Tra loro anche un giovane laureato, Marcelo Escobar, a cui si deve la realizzazione del logo riguardante il progetto e che, a seguito di una vacanza avvenuta lo scorso anno, ha deciso di scrivere e dedicare proprio la sua tesi di laurea a questa città e alla storia che racchiude.

Questo è il secondo blocco

Chiamiamolo un cambio di rotta rispetto a quanto finora fatto dalla Sovraintendenza ai beni culturali, capace solo di inventariare e seppellire tantissimi reperti, rinvenuti dalle casuali attività di scavo effettuate da privati o società che gestiscono i servizi privati. In un periodo in cui si assiste all’abbandono o, peggio, alla copertura dei siti e dei reperti archeologici, la nostra città diviene polo di interesse e di scavo a livello mondiale. Parte così  il progetto “International archeo-camp 2019” e questa mattina il Sindaco Lucio Greco, il vicesindaco Terenziano Di Stefano hanno dato il benvenuto agli studenti delle università di Malaga, Cadice, Coimbra e del Mediterranean Centre of Studies coinvolti nel progetto Erasmus sostenuto da Eni, da università locali, Youth city factory e Micos.

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