Aziende e passaggi di auto, presunte intestazioni fittizie per favorire i clan: sei dal gup

 
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Gela. Un presunto sistema illecito, che avrebbe consentito agli effettivi titolari, ritenuti però vicini ai clan, di continuare a gestire aziende edili locali, attraverso dei prestanome. I pm della Dda di Caltanissetta sono convinti che ci fosse questo stratagemma dietro alla rete di società finita sotto indagine. I coinvolti, in totale sei, ne dovranno rispondere davanti al gup del tribunale di Caltanissetta. Tra le presunte operazioni illecite, messe in atto per violare le misure di prevenzione imposte dai magistrati, ci sarebbero alcuni passaggi di proprietà di automobili. Le indagini sono state chiuse negli scorsi mesi e per i sei imputati si è aperta l’udienza preliminare, che però non è ancora entrata nel vivo. Si ipotizza l’intestazione fittizia di beni. Davanti al gup nisseno, ci sono i presunti prestanome, ma anche chi avrebbe organizzato la presunta rete illecita. I coinvolti, attraverso i rispettivi legali, hanno già respinto le accuse, anche in fase di indagini.

I pm della Dda, però, ritengono che i sospetti siano più che fondati e anche per questo chiedono il rinvio a giudizio per tutti gli imputati. L’inchiesta si sarebbe concentrata su una serie di aziende locali, in passato già sottoposte a provvedimenti disposti dalla magistratura. Di recente, sempre i pm della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta hanno chiuso il cerchio su un’altra inchiesta legata a presunti rapporti tra mafia e imprenditoria locale, quella ribattezzata “Camaleonte”.

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