Banche del Sud prosciugate dai capitali aurei imposti dai colonizzatori

 
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Gela. La storia economica , di cui voglio affrontare in questo mio lavora, riguarda il periodo del Regno delle Due Sicilie,

completamente dimenticato dagli studiosi di economia politica, interessati a studiare l’economia dell’Italia unificata e perciò della politica economica messa in atto dai Piemontesi dopo il 1860.

Già nel secolo XVI esistevano nel Regno di Napoli i Banchi Pubblici dei luoghi Pii  che avevano lo scopo filantropico di fornire prestiti  su pegno senza interesse.

Questa funzione economica andava a sostituire il mutuo ad alti tassi, assicurato dai banchieri genovesi e dagli Ebrei. Fu proprio il vice rè di Toledo, Don Pedro, nel 1539 a suggerire al Governatore spagnolo la fondazione del SACRO MONTE DI PIETA’, uno dei banchi pubblici riuniti alla fine del settecento in un unico istituto divenuto poi Banco di Napoli.

Come affermato dal prof. Domenico De Marco, esperto di storia Economica ed accademico dei Lincei, ed Edoardo Nappi, studioso e responsabile dell’Archivio storico del Banco di Napoli, esistevano le Casse di Deposito delle case sante, che avevano rilevati alcuni carteggi relativi a depositi, prestiti e prelevamenti della cassa di deposito Casa Santa dell’Annunziata, custoditi presso l’archivio di stato di Napoli.

Questa documentazione farebbe risalire le origini del Banco di Napoli al 1463, ponendolo addirittura prima del Monte dei Paschi di Siena che fu operativo nel 1472.

La crisi agraria del 1539, costrinse il governo ad importare grosse quantità di cereali che incisero fortemente sulla bilancia commerciale dello Stato, con il conseguente restringimento della circolazione monetaria.  Questo periodo causò la “tosatura” della moneta, ossia l’asportazione di metallo prezioso ai margini della moneta.

Il problema fu risolto dai sovrani con la famosa emissione nel 1569 della fede di credito, un surrogato del denaro che poteva essere trasferito e girato, anche a persone che non avevano un conto corrente nella Banca o un conto di deposito.

Si concretizzò quindi un trasferimento di valuta effettiva dal crescente costo di produzione con un’altra a costo zero. Si può affermare, quindi, che la fede di credito fu la prima vera forma di cartamoneta. Nacquero nel 1584 le cosiddette Casse di Deposito con fini di lucro, che incominciarono ad accettare forme di danaro in deposito, che venivano prestate con interessi, per i prelievi e i versamenti, venivano usate le polizze e polizzini, questa al momento della presentazione produceva la notata in fede, una annotazione sulla Fede che diveniva madre fede: siamo al libretto di risparmio attuale o a un conto corrente odierno. In questo periodo di riforme volute da Carlo di Borbone, al suo rientro a Napoli, mette in moto un movimento riformista e razionalista  che portò all’affermazione del Regno di Napoli nel panorama sociale e culturale lievitarono i salari del settore agricolo e quelli edilizi, triplicarono le entrate fiscali e si ebbe un grande impulso nelle opere pubbliche, con costruzione di edifici statali e regge.

Nel rinnovato sistema economico emersero grandi figure come Ferdinando Galiani, abruzzese di Chieti, allievo di Antonio Genovesi, interessato all’economia, alla letteratura, all’archeologia, rivolto alle questioni economiche-finanziarie, durante la crisi europea per le guerre di successione austriache. Dopo il trattato di Aquisgrana, si dedicò alla questione monetaria e il suo trattato della Moneta propose brillanti intuizioni sul mondo valutario, sul valore economico dei beni e su quello del lavoro interessato a produrre tali beni. Fu un uomo di riferimento della teorizzazione valutaria, per questo viene citato molte volte da Karl Marx.

L’attività dei Banchi Pubblici durò fino al 1794, quando Ferdinando IV di Borbone li riunì nel Banco Nazionale di Napoli, poi ribattezzato Banco delle Due Sicilie e Ferdinando II alla metà dell’ottocento in Real Banco di Napoli o dei domini di qua del faro e Real Banco di Sicilia o dei domini di là del faro.

Il sistema monetario del Regno delle Due Sicilie, era il più solido dell’Italia di allora, completamente privo di banconote, ma fatto di titoli di fede emessi a fronte di monete d’oro, d’argento e rame del valore intrinseco.

La nostra moneta era il Ducato che valeva 5 tarì; il tarì valeva 2 carlini; un carlino valeva 10 grana; un grano valeva un centesimo di Ducato e ancora il tornese e due tornesi valevano un grano; il cavallo (6 cavalli per fare un tornese).

Monete coniate alla Regia Zecca di S. Agostino Maggiore da maestri che mostravano grande capacità di incisione e raffinatezza esecutiva. Il 22 giugno/1778, od opera del re Borbone Ferdinando IV, veniva fondata nel Regno delle Due Sicilie, la Borsa Cambi e Merci , per le stabili relazioni internazionali , soprattutto per gli enormi capitali esteri circolanti nel Regno.

Sono un esempio i capitali della famiglia tedesca Rothschild  che scese a Napoli per aprire l’unica filiale italiana della famiglia, presente nelle maggiori capitali.  Questa serie di investimenti europei permisero l’azzeramento del deficit pubblico nel 1845  e Ferdinando II diminuì la pressione fiscale.

Unificata l’Italia, il Ducato valeva 4,25 Lire piemontesi e i provvedimenti Governativi favorivano la Banca Nazionale del Regno d’Italia, nuova denominazione della Banca Nazionale del Regno Sardo il cui Presidente era Carlo Bombrini, un tornacontista della peggiore specie, amico del “ladro” Cavour e futuro fondatore della Banca d’Italia.

Da questo momento comincia il trasferimento dei capitali aurei del sud e inizia il prosciugamento del sud con l’artificio della legge del corso forzoso del 1866, in cui fu sancita l’inconvertibilità delle banconote della Nazionale. Una legge truffaldina che permise il fallimento delle Banche del sud e la Banca Nazionale cominciò a stampare carta moneta senza limiti.

Da questi comportamenti inizia Banca d’Italia e fino in questi anni sfornando uomini eccelsi che sono divenuti presidente della Repubblica Italiana o Primi Ministri.

Che delusione!!!!! Questa è l’Italia che hanno creato i nostri colonizzatori, un regno di ladri e tornacontisti che si succedono sistematicamente. Ogni volta che ci permettono di andare a votare, con queste legge truffaldine, dove è impossibile scegliere candidati onesti.

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