Carcere duro a Rinzivillo, reclamo presentato ai giudici romani: è ritenuto nuovo capo della famiglia

 
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Gela. Per i pm della Dda di Caltanissetta e per quelli romani è la figura principale del tentativo di rinascita del gruppo mafioso dei Rinzivillo. Facendo spola tra Gela e la capitale, il cinquantanovenne Salvatore Rinzivillo avrebbe fatto gli interessi della famiglia, dopo aver ricevuto una sorta di autorizzazione dai fratelli ergastolani, Antonio Rinzivillo e Crocifisso Rinzivillo. L’indagine “Extra fines” e tutte le altre costole dell’inchiesta ruotano intorno ai rapporti intessuti da quello che viene considerato il nuovo boss della famiglia. Giovedì, il difensore, l’avvocato Roberto Afeltra, ha respinto le contestazioni mosse a Rinzivillo con il blitz “Extra fines”. L’ha fatto davanti al gup del tribunale di Caltanissetta, dove il cinquantanovenne ha optato per il rito abbreviato. E’ già stato condannato a dieci anni di reclusione, in appello, per il filone romano “Druso”. In attesa che il giudice nisseno emetta la decisione, il presunto boss aspetta che venga discusso il reclamo presentato dalla difesa contro il regime del 41 bis, che gli è stato imposto, dopo il coinvolgimento nell’inchiesta “Extra fines”.

Secondo la difesa, non ci sarebbero elementi per giustificare il carcere duro, dato che Rinzivillo, fino all’arresto di tre anni fa, non era mai stato condannato per essere stato a capo di una cosca di mafia. La decisione sul mantenimento o meno del 41 bis spetta ai giudici del tribunale di sorveglianza di Roma, ai quali si è rivolto il legale che lo rappresenta.

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