Chi vincerà gli appalti nell’indotto Eni? Operai edili preoccupati per le gare in corso

 
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Gela. Si sono fermati per un’ora per chiedere garanzie per il proprio futuro.

Il fermo di un’ora. I lavoratori edili delle imprese dell’indotto Eni temono che con l’affidamento dei nuovi appalti nel contratto quadro gli spazi si restringano. Tra pochi giorni si conosceranno i nomi delle imprese che si aggiudicheranno i lavori di manutenzione per i prossimi anni con l’apertura delle buste. Nessuna certezza ma il sentore che a vincere siano state imprese non storiche, magari con pochi dipendenti, chiamati (nel caso di assegnazione) ad assorbire parte del personale in esubero. Stamattina un gruppo di operai edili delle imprese Edilponti, Turco Costruzioni e Riva & Mariani si è fermato per un’ora. “Non entriamo nel merito delle scelte di Eni – specifica Emanuele Fidone della Feneal-Uil – ma siamo preoccupati per il futuro dei lavoratori. Chiediamo che Eni valuti bene le aziende. Temiamo che un ribasso eccessivo possa compromettere il futuro degli operai. Ci sono aziende storiche che hanno dimostrato negli anni competitività e professionalità. Ecco perché ci siamo fermati per un’ora”.

Le segreterie provinciali si rivolgono ad Eni. I segretari provinciali di Fillea, Filca e Feneal si rivolgono direttamente ad Eni. “Nel condividere la trepidazione che attraversa l’indotto edile e la apprensione dei lavoratori, naturalmente anche quella delle loro famiglie – siegano Francesco Cosca, Francesco Iudici e Dathan Di Dio –  il sindacato delle costruzioni alza il livello di attenzione affinché non venga esercitata la posa dell’ultima pietra. La prima, solitamente, simboleggia l’inizio di un’opera. L’ultima, la fine di un lavoro insieme a qualche bullone mancante. Al cospetto di una città dilaniata dalla povertà sempre più diffusa e davanti al dramma che sta investendo la comunità, le federazioni sindacali del settore delle costruzioni hanno a cuore le sorti di questo battello che sembra navigare a vista e che non intravede l’orizzonte. Spinti da questo stato di assoluta emergenza, indirizziamo alla committente Raffineria di Gela lo stato di inquietudine e apprensione che circonda il mondo del lavoro: la committente, firmataria del Protocollo di Legalità in Prefettura e del Protocollo d’Intesa per l’Area di Gela del 6 novembre 2014 impegnandosi a valorizzare le aziende del territorio, eserciterà come sempre un controllo accurato e dettagliato sulle aziende che presentano la loro offerta di gara. Ecco perchè confidiamo come sempre nel rigoroso e diligente esame di Eni che punta sul rispetto delle regole e dei contratti di lavoro. Sarebbe oltremodo spiacevole perdere altri segmenti di economia con il rischio di mettere a rischio lavoratori attualmente occupati. E’ una minaccia che dobbiamo respingere”.

Il consiglio di fabbria dei chimici. Intanto un consiglio di fabbrica è stato fissato per il 25 novembre dai chimici di Filctem, Femca e Uiltec, al culmine di una fase di fortissima tensione tra le rappresentanze sindacali e i vertici locali di Eni anche per il diretto. Allo stato attuale sono 444 gli operatori rimasti in raffineria a fronte degli originari 1.143, dato riferito alla fase precedente all’avvio della riconversione green dello stabilimento di contrada Piana del Signore.

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