Fuori dalla raffineria, operai davanti ai tornelli: “Di noi tutti si sono dimenticati”

 
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Gela. Arrivano dall’esperienza di Turco costruzioni, azienda edile che nel tempo si pose tra le realtà più consistenti dell’indotto Eni. Dopo la fine della società, per loro ci sono stati solo periodi di lavoro saltuari. Questa mattina, gli operai Calogero Lo Porto e Salvatore Catania, insieme anche a Giuseppe Raniolo, hanno raggiunto i tornelli di raffineria. Hanno improvvisato un sit in per rendere pubbliche le loro difficoltà. Non riescono a rientrare in fabbrica. Lo Porto, dopo oltre trent’anni di indotto, ha lavorato per pochi mesi solo lo scorso anno, per poi finire nuovamente fuori dal ciclo produttivo. Catania, invece, da almeno tre anni non riesce più a trovare un’azienda disposta a dargli fiducia, nonostante debba convivere con l’invalidità legata ad una patologia. Raniolo una collocazione provvisoria l’ha trovata ma ora è in ferie obbligatorie “perché mi hanno detto che non c’è lavoro”.

Gli interrogativi li pongono sull’efficacia del bacino di disponibilità, che era stato inizialmente costituito per dare priorità nelle assunzioni agli operai “storici” dell’indotto. “Invece, per noi non c’è spazio – dicono Lo Porto e Catania – entrano in raffineria lavoratori di ogni tipo. Si lavora fino a notte ma per noi è impossibile. Non abbiamo spazio”. Dei sindacati non si fidano, “non si sono interessati”. Lo Porto ha alle spalle una lunga attività proprio di sindacato ma adesso ne prende le distanze. Hanno deciso che in mancanza di riscontri, non c’era altro da fare se non portarsi ai tornelli per chiedere un supporto. C’è chi li ritiene ormai troppo anziani per assumerli ma al contempo non hanno ancora i requisiti per il pensionamento.

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