Clandestino in prognosi riservata in Malattie infettive, è affetto da tubercolosi

 
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Gela. Si è temuto per la vita del paziente somalo di diciotto anni affetto da tubercolosi peritoneale. Secondo i medici del distretto sanitario dell’Asp si tratta di una forma virale ma non contagiosa.

E’ stato sottoposto a un intervento chirurgico il clandestino somalo, uno dei 39 rifugiati politici affidati alla società “Gela Ambiente”, presieduta da Orazio Perna, ente gestore del centro di accoglienza “Maeva” per richiedenti asilo politico e rifugiati, appartenente allo Sprar.

E’ stato trasferito dalla Rianimazione al reparto di Malattie infettive del presidio ospedaliero “Vittorio Emanuele”, dove è ricoverato in gravi condizioni. I medici dell’unità operativa diretta da Carmelo Baretti preferiscono non sciogliere la sua prognosi a causa degli effetti collaterali scatenati proprio dall’avanzata della tubercolosi.

“E’ costantemente monitorato – assicura Maria Morsellino, medico di Malattie infettive – le sue condizioni sono stabili con una tendenza al miglioramento”. In attesa della ripresa del giovane paziente somalo l’Azienda sanitaria provinciale, in collaborazione con l’amministrazione comunale, ha avviato uno screening coinvolgendo gli operatori del centro di accoglienza per rifugiati politici e gli altri 38 somali ospitati all’interno della casa di ospitalità “Antonietta Aldisio” di via Europa, retta da don Giovanni Tandurella. “Tutti i clandestini e gli operatori sono stati sottoposti al trattamento antitubercolosi – assicura il vice sindaco Fortunato Ferracane – Scongiuriamo il pericolo di contagio”. “Abbiamo avviato uno screening coinvolgendo tutti i soggetti che hanno avuto contatto con il paziente somalo di 18 anni – assicura Giovanni Di Vita, medico Asp del distretto sanitario – Con esattezza è stato effettuato un test tubercolinico. Se dovesse esserci una positività del test, si proseguirà con altri accertamenti mirati come l’esame radiologico del torace e, successivamente, anche ricorrendo ad una terapia profilattica con l’impiego di antibiotici specifici. Possiamo confermare che tra i 39 rifugiati politici affidati a “Gela Ambiente” non ci sono altri casi di patologie contagiose. Il diciottenne somalo è stato operato per una peritonite miliare – sottolinea Di Vita – possiamo quindi escludere ogni forma di contagio. Il protocollo che abbiamo utilizzato, anche se in via precauzionale, è quello previsto per le condizioni di patologia da contagio”.

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