Collabora con la giustizia ma no a liberazione condizionale, respinto ricorso Scicolone

 
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Gela. Niente liberazione condizionale per il cinquantaquattrenne Giuseppe Scicolone, ex esponente di spicco di Cosa nostra locale, e da tempo collaboratore di giustizia. Un anno fa, la difesa si era rivolta al tribunale di sorveglianza di Roma, per chiedere appunto che gli venisse riconosciuta la liberazione condizionale, anticipando il fine pena fissato nel 2024. Scicolone è ristretto ai domiciliari, anche a seguito della decisione di collaborare con la giustizia, maturata anni fa. La Corte di Cassazione, con motivazioni che sono state pubblicate, ha detto no alla richiesta. Non ci sarebbero le condizioni. L’evoluzione seguita dal collaboratore viene individuata come “positiva”, sia dal tribunale romano che dalla Corte di Cassazione, però il cinquantaquattrenne, che fu accusato anche di aver fatto parte dei gruppi di fuoco di Cosa nostra, non si sarebbe del tutto ravveduto. La procura generale, nel giudizio di Cassazione, ha chiesto di respingere il ricorso della difesa. Secondo i giudici del tribunale della libertà di Roma, inoltre, in questi anni Scicolone, pur intraprendendo comportamenti diversi, non avrebbe mai preso iniziative per “condotte riparatorie, anche in senso lato, nei confronti della collettività”.

La difesa ha impugnato la decisione, rivolgendosi alla Cassazione, che però ha confermato il diniego alla liberazione condizionale. “Il positivo andamento della detenzione domiciliare e il positivo inserimento sociale del condannato sono elementi positivi, ma da soli non sufficienti a provare l’avvenuto raggiungimento dell’obiettivo di una effettiva e completa revisione critica di quanto commesso”, si legge nelle motivazioni.

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