Confisca beni Luca, parte giudizio di secondo grado: prodotte dichiarazioni collaboratore

 
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Gela. Per le difese, va rinnovata l’istruttoria. I legali che rappresentano gli imprenditori del gruppo Luca hanno avanzato una serie di richieste nel procedimento di secondo grado successivo alla confisca di un vasto patrimonio, disposta dal tribunale della misure di prevenzione di Caltanissetta. La decisione, con relativi motivi, venne formalizzata a maggio e i militari della guardia di finanza diedero esecuzione alle misure. Il procedimento patrimoniale si lega sempre all’inchiesta penale che ha toccato gli imprenditori, ribattezzata “Camaleonte”. I pm della Dda di Caltanissetta, infatti, ritengono che ci siano state relazioni strette tra i Luca ed esponenti dei clan. In settimana, nel corso del dibattimento penale, ha parlato il collaboratore di giustizia Rosario Vizzini. L’ex numero uno di Cosa nostra gelese nel varesotto, oggi collaboratore di giustizia, ha invece escluso legami o eventuali collegamenti degli imprenditori con gli affari del clan. Le sue dichiarazioni, rese nel tempo, sono state prodotte dalle difese che amplieranno anche con quelle rilasciate durante il dibattimento. I giudici di appello si sono riservati di decidere sulle richieste inoltrate dai legali, che insistono sulla base dei ricorsi e dei motivi aggiunti. In aula si tornerà a dicembre.

Gli imprenditori hanno sempre respinto l’ombra dei contatti con esponenti delle organizzazioni mafiose e anzi hanno più volte ricordato di aver denunciato richieste estorsive e intimidazioni delle quali furono vittime. I ricorsi di secondo grado sono stati proposti dagli avvocati Carlo Taormina, Antonio Gagliano, Filippo Spina, Flavio Sinatra, Carmelo Peluso, Luigi Latino, Fabio Fargetta e Alessandro Diddi.

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