Costretto a rivolgersi al tribunale per i buoni pasto, Di Blasi: su di me mobbing

 
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Gela. Era stato costretto a presentare un decreto ingiuntivo per ottenere il riconoscimento dei buoni pasto, relativo a quattro mensilità.

La vicenda sfociata per le vie legali per poco meno di trecento euro adesso rischia di alzare un polverone all’interno di Palazzo di città. Si ipotizza anche il reato di mobbing. Il gup Fabrizio Molinari, ieri, alla presenza del pm Serafina Cannatà, ha sentito per la seconda volta Vito Scalogna, ormai ex segretario generale del Comune, per cercare di ricostruire i presunti trasferimenti del dipendente comunale Saverio Di Blasi, difeso dall’avvocato Antonino Ficarra. Sotto accusa il direttore generale Renato Mauro. Nel corso dell’udienza sarebbero emerse dichiarazioni contraddittorie con quelle rilasciate precedentemente anche dal sindaco Angelo Fasulo. Il pm Serafina Cannatà starebbe acquisendo gli atti indispensabili a comprendere quale settore avrebbe dovuto riconoscere nel 2011 i buoni pasto a Di Blasi, dal mese di febbraio a maggio. Secondo il legale della difesa, il dipendente comunale dal 2007 opera per il settore Urbanistica. Dalle affermazioni di Scalogna, invece, sarebbe stato trasferito allo staff del sindaco dove si sarebbe dovuto occupare dell’edilizia pericolante, spostando la competenza amministrativa alla ripartizione Affari generali. “Nel corso di tre udienze ho sentito solo dichiarazioni apparentemente discordanti – spiega l’avvocato Ficarra – Non è improbabile parlare di incongruenze, considerando che il mio assistito, stando agli atti ufficiali, non è mai stato trasferito dal settore Urbanistica dove tra l’altro esiste la competenza edilizia pericolante. L’unico trasferimento accertabile è di tipo fisico, quando con una sorta di mobilità interna lo hanno destinato in una sede del lungomare”.

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