Crisi dell’indotto, ci sono spiragli? “Superare la monocommittenza Eni”

 
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Gela. Addio alla monocommittenza Eni e aziende dell’indotto invitate ad ampliare il loro raggio d’azione, qualora ne abbiano le possibilità. L’indotto della raffineria Eni di contrada Piana del Signore rimane un nodo difficile da risolvere.

Solo ieri, i lavoratori dell’azienda Elettroclima hanno deciso d’incrociare le braccia a causa dei ritardi nella copertura della loro cassa integrazione. Questa mattina, invece, i vertici di Confindustria Centro Sicilia hanno riunito, ad un unico tavolo, sia i rappresentanti aziendali impegnati in fabbrica che i segretari generali della provincia di Cgil, Cisl e Uil Ignazio Giudice, Emanuele Gallo e Vincenzo Mudaro. Alla convocazione hanno risposto i manager della fabbrica Eni, rappresentati dall’amministratore delegato Carlo Guarrata e da Massimo Lo Faso.
Uno sbocco alla crisi dell’indotto, come confermato dai delegati di Confindustria Marco Venturi, Rosario Amarù e Carmelo Turco, potrebbe emergere dalla ripresa dei lavori alla diga foranea della fabbrica e dall’avvio delle operazioni di bonifica dell’area ex Isaf. Un’ipotesi, quest’ultima, legata al rilascio delle necessarie autorizzazioni da parte dei funzionari regionali. Un’apertura, inoltre, potrebbe arrivare da Enimed e Syndial, eventualmente pronte ad assorbire parte dei lavoratori dell’indotto, soprattutto quelli ricompresi nelle liste di disponibilità.
Senza nuove commesse, comunque, sarà difficile per Sicilsaldo e Ergo Meccanica, vincitrici del contratto quadro di manutenzione nello stabilimento, assumere nuovo personale. In attesa, nonostante un accordo prefettizio concluso lo scorso maggio, rimangono novanta lavoratori tra ex Tucam e Smim.
Sia i manager Eni che i rappresentanti di Confindustria sono convinti che la ripresa debba passare dal superamento della monocommittenza Eni. Quindi, le aziende locali e non, per decenni impegnate su commessa della multinazionale, dovrebbero cercare di concentrarsi in direzione d’investimenti alternativi.
I segretari delle confederazioni provinciali di Cgil, Cisl e Uil hanno spinto nel tentativo di condurre in porto un eventuale accordo quadro per la stabilizzazione degli operai dell’indotto ancora decisamente in bilico. Adesso, la parola passa direttamente al tavolo avviato al ministero dello sviluppo economico dopo la lunga protesta di luglio. 

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