“Non possono decidere di andare via”, reazioni politiche dopo lo stop all’Eni

 
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Gela. Diverse sono le reazioni che giungono dai politici dopo il fermo di due linee dello stabilimento di Gela. Miguel Donegani. «La notizia della minacciata chiusura per un anno del cuore pulsante della Raffineria di Gela, vale a dire la linea 1 e la linea 3, con interessamento di 500 famiglie gelesi legate al diretto e di migliaia di famiglie gelesi legate all’indotto

, in una situazione già difficilissima sul piano economico locale, con conseguenze che potrebbero rivelarsi per lo più disastrose, è di una gravità assoluta benché non altrettanto purtroppo e per quanto mi riguarda, ne è la sorpresa».

Andrea Alario (Ugl) ha chiesto un incontro sulla crisi della raffinazione alla Regione Sicilia. “Dopo gli esiti della riunione di oggi con la direzione aziendale della Raffineria di Gela, “oggi Eni ci ha illustrato tutte le problematiche esistenti, che sono note e dovute ad una crisi ormai decennale.

La situazione è grave – aggiunge – , e dobbiamo fare il possibile per evitare che peggiori, a partire dal massimo impegno a livello locale per la salvaguardia dei livelli occupazionali”. Interviene anche Lillo Speziale che giudica inaccettabile il comportamento del gruppo E.N.I., che scarica sui Lavoratori e sulla comunità, il fallimento delle proprie strategie di politica industriale. Invita tutta la Città, al di là delle appartenenze politiche ad unirsi per la difesa del lavoro.

Chiede al Presidente della Regione Siciliana una urgente convocazione per affrontare la drammatica situazione del Petrolchimico di Gela, ritiene inoltre ,che analogo tavolo di trattativa, debba essere aperto, presso il Ministero delle Attività Produttive alla presenza dell’E.N.I., del Governo Regionale, delle organizzazioni sindacali, dei sindaci, della deputazione Regionale, Nazionale ed Europea del territorio.

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