Donna morì, era in cura all’ospedale “Vittorio Emanuele”: no a nuova perizia

 
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Gela. Non ci sarà un ulteriore approfondimento, con una perizia, nella vicenda del decesso di una giovane donna, morta quattro anni fa, dopo essere stata in cura nella struttura ospedaliera del “Vittorio Emanuele”. Il gup Roberto Riggio non ha accolto la richiesta avanzata dai difensori di medici e operatori che si occuparono della paziente, poi deceduta. Due di loro, attraverso la scelta formalizzata dai legali di difesa, verranno giudicati con il rito abbreviato. E’ stato fissato per il prossimo giugno rispetto alle posizioni di Matteo Mazzariol e Alessia Zuccaro (sono difesi dai legali Vincenzo Tinto e Giuseppe Tinto). Senza la possibilità di nuove verifiche, attraverso una perizia, altri due imputati, invece, hanno scelto di non accedere a riti alternativi. La decisione è stata avanzata dai difensori di Rita Zinna e Domenica Romano, assistiti dagli avvocati Antonio Gagliano e Rocco Guarnaccia. La procura ha chiesto il processo.

I familiari della donna deceduta sono parti civili nel procedimento, costituiti con gli avvocati Francesco Enia e Lia Comandatore, che ritengono sussistere tutte le condizioni che hanno portato a contestare il reato di omicidio colposo.  In base alle ricostruzioni condotte dai pm della procura, gli imputati avrebbero trascurato la situazione clinica della giovane donna, che successivamente perse la vita, anche a seguito delle conseguenze di possibili “encefalopatie gravi” e “tetraparesi spastica”. Non sarebbero stati effettuati accertamenti diagnostici, considerati invece necessari. Valutazioni che i difensori escludono.

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