Doveva concedere le forniture per i lavori a Cosa nostra, Pesarini denunciò: chieste due condanne

 
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Gela. Tentarono di imporre le loro aziende di fiducia, così da entrare nei lavori per uno svincolo stradale, lungo la statale 115, nei pressi di Desusino. Da tramite avrebbe fatto anche Maurizio La Rosa, all’epoca ritenuto uno dei referenti della famiglia Emmanuello di Cosa Nostra (non è però a processo davanti al collegio penale del tribunale). Il pm della Dda di Caltanissetta Matteo Campagnaro ha chiesto la condanna a due anni di reclusione nei confronti di Massimiliano Sortino e Mario Gattuso. Secondo la ricostruzione degli investigatori, avrebbero tentato di imporre al gruppo Pesarini, che gestiva quei lavori, forniture solo da aziende riferibili ai clan di Riesi e dell’agrigentino. L’imprenditore Roberto Pesarini denunciò tutto, come ha spiegato il pm nel corso della sua requisitoria. I due imputati vennero individuati. Da quanto ricostruito, sarebbe stato La Rosa, per primo, ad avvicinare il fratello di Pesarini e a fargli capire che dovevano mettersi in regola. L’imprenditore, nel corso del dibattimento ha riconosciuto uno dei presunti estorsori e secondo l’accusa non ci sarebbero dubbi neanche sulle responsabilità dell’eventuale complice. Per questo motivo, è stata chiesta la condanna di entrambi.

Nel corso della prossima udienza, toccherà ai difensori degli imputati esporre le loro conclusioni. L’imprenditore è parte civile nel giudizio, con l’avvocato Guglielmo Piazza, che a sua volta concluderà. Prima della vicenda dell’appalto per lo svincolo stradale, l’azienda gelese aveva già subito diversi tentativi di messa a posto, ma la proprietà scelse di dire no.

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