Estorsioni degli stiddari ad esercenti locali, tre condanne: assolti gli altri imputati

 
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Immagine repertorio

Gela. Rispondevano di accuse, tutte concentrate su presunte richieste estorsive che in passato la stidda avrebbe imposto ad imprenditori ed esercenti. Nell’indagine, finirono anche le pressioni ai danni del titolare dell’allora discoteca “Tanguera”. Il collegio penale del tribunale, a conclusione del dibattimento, ha emesso tre condanne e disposto quattro assoluzioni. Le condanne, meno pesanti rispetto alle richieste giunte dai banchi della Dda di Caltanissetta, hanno riguardato Simone Nicastro (quattro mesi di reclusione in continuazione con una precedente condanna), Vincenzo Di Giacomo (otto mesi sempre in continuazione con una precedente condanna) e Gioacchino Lignano (cinque anni di detenzione). I pm dell’antimafia avevano concluso indicando condanne a dieci anni di detenzione per Di Giacomo e a nove per Nicastro e Lignano. Secondo l’accusa, avrebbero preteso la messa a posto, nell’interesse del gruppo stiddaro. Conclusioni che le difese, rappresentate dagli avvocati Cristina Alfieri, Davide Limoncello, Alberto Fiore e Alessandra Campailla, hanno invece del tutto rivisto. Gli imputati, secondo i legali, non avrebbero girato per conto del clan stiddaro né avrebbero preteso denaro. L’assoluzione è stata emessa per Carmelo Di Dio (l’accusa aveva concluso per la condanna a sette anni di detenzione) e ancora per Emanuele Emmanuello, Francesco Carfì e Alessandro Scudera. Dall’esito delle indagini, per Emmanuello, Carfì e Scudera l’accusa era di aver imposto il servizio di buttafuori al titolare del “Tanguera”. Le dichiarazioni rese dal proprietario, però, non hanno fatto rilevare alcuna azione intimidatoria. I tre lavorarono regolarmente, senza imporre la loro presenza. “Il fatto non sussiste”, questa la formula usata nel dispositivo letto in aula dal presidente D’Amore. Anche dai banchi della Dda era arrivata una richiesta di assoluzione. Per una pronuncia favorevole hanno concluso i difensori, gli avvocati Flavio Sinatra, Filippo Spina, Giovanni Cannizzaro e Nicoletta Cauchi.

Hanno ribadito che non ci furono imposizioni nell’interesse della stidda. Nel procedimento, erano parti civili gli avvocati Valentina Lo Porto (per l’antiracket “Gaetano Giordano”) e Giovanni Bruscia (in rappresentanza del titolare del centro gomme preso di mira dagli stiddari). E’ stato riconosciuto il diritto al risarcimento, da definire in sede civile. I legali hanno sostenuto la linea della Dda.

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