Giocavano “forte” e perdevano tanto, l’inchiesta “Showdown”: insospettabili nella bisca di via Citelli

 
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I carabinieri collocarono telecamere nascoste nella bisca

Gela. Nella bisca di via Citelli si giocava “forte”. Cifre pesanti che hanno messo in enorme difficoltà economica i “clienti” più incalliti (non coinvolti nell’inchiesta). Come hanno dimostrato i carabinieri, chiudendo il cerchio dell’inchiesta “Showdown”, vincere per loro era praticamente impossibile. “Pina” non consentiva errori. Il sistema che permetteva al gruppo che controllava le giocate di prevedere le mosse di chi si sedeva al tavolo del texas hold’em avrebbe fatto perdere centinaia di migliaia di euro. Le indagini sarebbero partite dalle indicazioni di una fonte confidenziale. Gli investigatori pare già seguissero la pista del gioco d’azzardo in città, fino ad imbattersi in “Pina”. Il sistema sarebbe stato acquistato fuori dal territorio italiano e nelle mani di Vincenzo Lauria, Rosario Romano e Calogero Lo Porto avrebbe fruttato tanto, spillando soldi ai giocatori che credevano di poter sfidare la sorte. Tanti insospettabili sarebbero stati monitorati nella bisca, compreso un poliziotto. Il vizio del gioco non avrebbe risparmiato neanche un militare della capitaneria di porto, in pensione, e un dipendente del tribunale di Enna. Molti arrivavano da altre province, attirati dalle sirene del gioco facile. L’affare per i gestori era assicurato.

Tra i più assidui, un assicuratore e il titolare di un ristorante sul lungomare Federico II di Svevia. Lauria (che avrebbe messo a disposizione anche la cocaina), Lo Porto e Romano, fidandosi ciecamente delle doti di “Pina”, erano sicuri che quel sistema non sarebbe mai stato individuato, neanche dagli investigatori, che comunque avevano già messo sotto osservazione la bisca (non sarebbe neanche l’unica in città). Domani, gli arrestati si presenteranno davanti al gip del tribunale per l’interrogatorio di garanzia. Oltre ai tre ai domiciliari, ci sono altri coinvolti, attualmente a piede libero.

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