“Gli investimenti Eni rimangano in città”, Reset scrive a Crocetta e il Pd chiede di accelerare

 
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Gela. Una convergenza, seppur legata all’emergenza Eni, sembra arrivare tra i consiglieri di Reset e quelli del Partito Democratico. Reset scrive a Crocetta e chiede di fare presto. Luigi Di Dio e Francesca Caruso, quasi in contemporanea con il capogruppo Pd Vincenzo Cirignotta, rilanciano la questione mentre è in corso il vertice al Ministero dello sviluppo economico circa l’attuazione del protocollo d’intesa di due anni fa. I consiglieri di Reset hanno scelto di scrivere al presidente della regione Rosario Crocetta chiedendo che il caso Gela non venga trascurato. “E’ ora di battere i pugni sui tavoli”, spiegano. Così, alle parti in causa chiedono d’informare i tecnici ministeriali circa lo stato di crisi che ha colpito la città. Inoltre, ritengono fondamentale che i 2,2 miliardi d’investimento previsti da Eni rimangano sul territorio, con la costruzione della piattaforma Prezioso K in città e non nell’hub siracusano di Punta Cugno. “Il piano industriale per Gela deve essere rivisto e rafforzato – dicono proprio Di Dio e Caruso – di modo da coinvolgere diretto e indotto, perché senza l’uno non ci sarà mai l’altro”. Al governo centrale, a marchio Pd, chiedono anche di accelerare lo sblocco dei fondi previsti nel “Patto per la Sicilia”. Insomma, far presto per evitare il peggio.

“Più forme di economia in città…”. Una ricetta proposta anche dai vertici locali del Pd, con in testa il deputato Giuseppe Arancio, il segretario Peppe Di Cristina, il presidente dell’assemblea Claudia Caizza e il capogruppo Vincenzo Cirignotta, oltre al segretario provinciale Giuseppe Gallè. “Il Pd locale – scrivono – ritiene che la città debba sapere gestire più forme di economia produttiva, in maniera che nessuna limiti l’altra o ne costituisca elemento inabilitante. Per questo supporta l’idea di un modello di città di medie dimensioni che si sviluppi nell’industria, nel turismo balneare e culturale, nelle attività marinare e nell’agricoltura intensiva e distribuita, oltre che nel terziario avanzato. Questo modello è l’unico che può assicurare un’occupabilità che mantenga la demografia cittadina”. 

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