Il mio nome è Donna

 
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Ti guardi dentro quello specchio e non ti riconosci. Ti ricordi del tuo sguardo vivo, di quella luce vicino l’iride quando, nelle giornate di sole, respiravi la vita. E respirare non faceva male. Non faceva paura. Ti cerchi, lì tra quegli schiaffi e quella consapevolezza di non essere abbastanza. Non sei tu. È lui. Non è lo specchio che distorce l’immagine. È la paura di guardare oltre lo specchio. Piangi e aspetti. Ecco l’inferno: l’attesa. L’attesa che mima la morte, mima il vuoto.

Lo copri. “Ho sbattuto, sono caduta”.
E gli occhi dicono: ho sbattuto in un amore sbagliato. Sono caduta dentro una carezza. Ti fa male addosso, ti fa male dentro e ti graffia l’anima, la squarcia, la violenta. Quando non ti colpisce al viso, ti colpisce all’anima e la prende a morsi. Le vedo quelle spallucce che si alzano, donna, e sembrano dire “ormai come faccio?”.

Alzati donna! A pezzi ma alzati e resta in asse. Lui non ti ama ma tu puoi ancora amarti. Non giustificare, non capire, non ascoltare. Ascolta la tua voce, la riconosci?

Fai più attenzione e ascolta cosa dice. “Io sono meravigliosa e posso scegliere di essere felice”. Di ricominciare, non da uno schiaffo donna! Non da un graffio all’anima! Ma da un nome: il tuo, pronunciato a te stessa. Il suo, pronunciato in caserma.

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