Il prossimo futuro della fabbrica Eni, via alla trattativa: i numeri dell’indotto

 
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Gela. I numeri, tanto attesi, dovrebbero essere presentati già all’incontro di domani. In città, arriverà anche una delegazione di manager nazionali di Eni per intavolare le prime interlocuzioni relative al piano industriale scaturito dall’intesa al ministero dello sviluppo economico

e da quella raggiunta, a livello locale, davanti al prefetto di Caltanissetta Carmine Valente. In ballo, c’è il prossimo futuro della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore e quello dei lavoratori impegnati soprattutto nell’indotto.
I manager della multinazionale, insieme a quelli di raffineria, illustreranno il possibile cronoprogramma in vista di una ripartenza che già in molti iniziano a mettere in dubbio. Solo la scorsa settimana, infatti, proprio i segretari provinciali di Filctem, Femca, Uiltec e Ugl chimici hanno chiesto una presa di posizione netta ai vertici di raffineria, accusati di assoluta inerzia sul fronte della ripresa produttiva della linea 1 dello stabilimento.
L’incontro arriva in un periodo di fortissima tensione. Quindici lavoratori licenziati dalla società Riva e Mariani per giorni hanno stazionato davanti l’ingresso principale della fabbrica, quelli dell’azienda Smim chiedono chiarezza dopo la scadenza della cassa integrazione in deroga, tagli sono stati comunicati anche dal gruppo Ponterosso.
Il confronto si preannucia già molto accesso soprattutto se dovessero essere presentati numeri occupazionali inferiori a quelli previsti o, almeno, ipotizzati dalle parti sociali.
La ripartenza, stando all’accordo siglato in prefettura, dovrebbe assicurare l’utilizzo di almeno 550 operai delle ditte dell’indotto. Altri 50, invece, potrebbero subito essere utilizzati nelle manutenzioni in favore di Enimed. Inoltre, come indicato nel verbale d’accordo, sia gli appalti banditi dai manager Syndial che quelli della stessa Enimed prevederanno, per le aziende aggiudicatarie, la clausola dell’utilizzo di personale dell’indotto. Per l’intero anno in corso, i responsabili della multinazionale hanno ipotizzato l’utilizzo di una forza lavoro nell’indotto oscillante tra 750 e 800 operai.

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