Inchiesta sui Luca, parte giudizio: beni del gruppo vennero sequestrati

 
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Gela. Beni per circa 68 milioni di euro, lo scorso febbraio, furono nuovamente al centro di un provvedimento, eseguito nei confronti degli imprenditori del gruppo Luca, già coinvolti nell’indagine “Camaleonte”. I pm ne hanno chiesto il sequestro, finalizzato alla confisca. Questa mattina, davanti ai giudici del tribunale delle misure di prevenzione di Caltanissetta, ha avuto inizio il procedimento. Le parti hanno provveduto ad una serie di richieste istruttorie. Documentazione contabile e fiscale, probabilmente con consulenze tecniche, potrebbero diventare decisive. Gli imprenditori Salvatore Luca, Rocco Luca e Francesco Luca, si sono sempre difesi spiegando che i beni riconducibili al loro complesso aziendale sarebbero da collegare solo alle attività svolte, dalla vendita di automobili al settore immobiliare. A settembre, per le accuse che i pm della Dda di Caltanissetta gli muovono attraverso l’indagine “Camaleonte”, si presenteranno davanti al gup nisseno. Intanto, saranno i magistrati della prevenzione a dover valutare gli atti relativi al sequestro dei beni. Le difese degli imprenditori (rappresentati dagli avvocati Antonio Gagliano, Carmelo Peluso, Luigi Latino, Filippo Spina, Carlo Taormina e Fabio Fargetta), hanno esposto tutte le richieste istruttorie, che verranno proposte nel giudizio, per opporsi all’eventualità della confisca, richiesta invece dai pm.

L’inchiesta “Camaleonte” portò l’antimafia nissena a ritenere che i Luca potessero essere collegati ad esponenti delle organizzazioni mafiose. Gli imprenditori, invece, si sono sempre detti vittime dei clan. Il provvedimento di sequestro, dello scorso febbraio, fu eseguito dai finanzieri del comando provinciale e dalla Dia.

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