L’indagine su un traffico di reperti archeologici, a processo un imprenditore: “Non rivelò i nomi, fece quello di un finanziere”

 
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Gela. Un’indagine avviata su un presunto traffico illecito di reperti archeologici. A processo, è finito l’imprenditore Nicolò Piero Cassarà. Non indicò i nomi. I magistrati della procura lo accusano di non aver dichiarato quanto sapeva dell’intera vicenda. L’imprenditore venne ascoltato, come persona informata sui fatti, nel corso delle indagini. Davanti al giudice Tiziana Landoni, la vicenda è stata ricostruita da un militare della guardia di finanza, impegnato nelle attività investigative. “Cassarà venne convocato in procura – ha detto – nel tentativo di ricostruire un presunto giro di reperti archeologici che sarebbe stato gestito anche per il tramite di alcuni catanesi. Non indicò nessun nome ma fece riferimento a quello di un militare della guardia di finanza”. L’imprenditore accusato è difeso dall’avvocato Giovanni Lomonaco che, a sua volta, ha cercato di ricostruire la vicenda proprio in base a quanto dichiarato dal finanziere sentito in aula. Altri testimoni verranno sentiti nel corso della prossima udienza fissata per maggio.

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