La morte di Romano in raffineria, il perito: “Un cedimento fece staccare i tubi”

 
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L'operaio Francesco Romano

Gela. Tra il 2010 e il 2012 ci sarebbe stato un cedimento del sistema portante che sarebbe la causa di quanto accaduto all’operaio trentenne Francesco Romano, travolto e ucciso alla radice pontile della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore. L’ha spiegato in aula una dei periti nominati dai magistrati della procura. Il giovane lavoratore, allora in forza all’azienda locale Cosmi Sud, venne travolto da un tubo da ventiquattro metri, staccatosi da una catasta presente nell’area dell’isola 6 della raffineria. “A causa dell’usura dei materiali – ha spiegato il perito rispondendo alle domande del pm Luigi Lo Valvo e dei legali delle parti – ritengo che ci sia stato un cedimento del sistema di intercalari e zeppe”. Il tubo non lasciò scampo a Romano. A processo, per rispondere alle accuse (compreso l’omicidio colposo), ci sono Bernardo Casa, Ignazio Vassallo, Fabrizio Zanerolli, Nicola Carrera, Fabrizio Lami, Mario Giandomenico, Angelo Pennisi, Marco Morelli, Alberto Bertini, Patrizio Agostini, Sandro Iengo, Guerino Valenti, Rocco Fisci, Salvatore Marotta, Serafino Tuccio e Vincenzo Cocchiara.

Sono manager di Eni e responsabili delle aziende che monitoravano la sicurezza in fabbrica, oltre al titolare della Cosmi Sud. I legali di parte civile che assistono i familiari dell’operaio, gli avvocati Salvo Macrì, Emanuele Maganuco e Joseph Donegani, hanno insistito proprio sullo stato ritenuto già precario dell’area di cantiere. Una linea sostenuta dai pm della procura. Le difese, però, hanno chiesto chiarimenti al perito. Secondo l’esperta qualcosa non avrebbe funzionato neanche nella catena dei controlli, coinvolgendo gli stessi responsabili di Eni. “Non c’è stata alcuna indicazione dai committenti – ha detto ancora – anche se il fenomeno dei cedimenti era noto”. Nel corso dell’udienza, è stato nuovamente sentito un collega di Romano che sei anni fa era impegnato nel cantiere alla radice pontile con mansioni da gruista. Si occupò delle fasi di movimentazione dei tubi. Davanti al giudice Miriam D’Amore, alla prossima udienza, verrà sentito un altro perito.

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